31 marzo 2008

fino al 15.IV.2008 Lili Reynaud-Dewar Siracusa, Galleria Civica Montevergini

 
Un progetto istituzionale che collega centro e periferia dell’art system. Dalla residenza in un museo di Siracusa alla Biennale di Berlino. Un’artista francese, tra le più interessanti del momento, mette in scena un viaggio attraverso la storia delle controculture. Componendo frammenti di identità perdute e rimescolate...

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Ragionare sul problema dell’identità implica una perlustrazione dei concetti di centro e di margine. Tra estetica del frammento, strategie evocative e ardite deambulazioni, Lili Reynaud-Dewar (Bourdeaux, 1975) affronta la questione attuando pratiche di decontestualizzazione e rimescolamento. I suoi percorsi sfociano in rigorose messe in scena che spingono verità e finzione verso un reciproco sconfinamento. Cultura e controcultura, esperienze private e storie collettive, underground e mainstream: la vicenda dell’identità si articola in chiave sociale, filosofica, soggettiva.
L’artista, grazie a un gemellaggio tra la Galleria Civica di Siracusa e la Biennale di Berlino, ha trascorso un periodo in Sicilia prima di approdare alla manifestazione tedesca. La residenza è sfociata nella realizzazione di quattro sculture -tre destinate alla Biennale, l’altra acquisita dal Museo Regionale Palazzo Riso- e di una performance.
Le installazioni di Reynaud-Dewar accolgono sovente enigmatiche azioni sceniche, declinazioni effimere di non-storie fatte di gestualità, riti prosaici, micro-eventi ritmati in mezzo a reperti oggettuali. Alla base di The Race c’è un testo dell’artista, riprodotto su decine di poster sparsi sul pavimento. Testo che esamina il rapporto fra controcultura e società dello spettacolo, convenzioni e cliché, affermazione dell’identità e ricerca di una via di fuga. A declamarlo sono due performer, una donna biondissima e un uomo di origini africane: materializzazioni di stridenti contrasti identitari. Dopo essersi imbrattati il viso con dei pigmenti, all’interno di minimali strutture lignee dotate di specchi, i due raggiungono un letto matrimoniale, fulcro della scena. E mentre un musicista fende lo spazio con un solo di chitarra elettrica distorta, cominciano a leggere.
Lili Reynaud-Dewar - The Race - still dalla performance presso la Galleria Civica Montevergini, Siracusa 2008 - photo Pablo Gariffo
Lili si racconta attraverso parole non autobiografiche, che però sollevano il problema della presenza dell’artista in un’opera: quanto c’è di me in un lavoro? Quali segnali provengono dal mio vissuto e quanti ne ho rubati alla collettività? Queste le domande che sembrano emergere, fungendo da preludio a un focus sulla storia della freak culture, messa in relazione al movimento di liberazione dei neri. Due diverse manifestazioni della potenza rivoluzionaria dell’Altro e dell’esigenza di contestazione sociale. Citando l’assioma di Richard Hell -“i neri sono punk”- Lili stabilisce un’ulteriore link tra due realtà marginali, sottolineando infine il rifiuto delle utopie freak da parte del nichilismo punk. “La vita nei margini non è mai stata semplice”, conclude con ironico disincanto.
Affidandosi a performance, installazione, scultura e scrittura, Reynaud-Dewar usa le opere come elementi sintattici: un progetto espositivo diventa un sistema di segni eterogenei con cui precipitare solidi epicentri intellettuali verso derive immaginative, processuali. Così, se il letto riprende uno dei Dream beds degli Archizoom, a indicare un collegamento con le utopie degli anni ‘60 e con l’architettura radicale, la solidità della parola-pensiero si affida all’evanescenza propria di uno show,  rappresentazione che strizza l’occhio ai meccanismi dell’entertainment.
Lili Reynaud-Dewar - The Race - still dalla performance presso la Galleria Civica Montevergini, Siracusa 2008 - photo Pablo Gariffo
Procede così l’artista, per frammenti, citazioni e associazioni ambigue, incrociando il rigore delle sue strutture formali con un magma teorico articolato. Il senso di mistero che scaturisce da oggetti, azioni e contesti ha qualcosa di velatamente dissacrante. “La soluzione del problema dell’identità è: perditi”, scriveva Norman O. Brown nel 1966. Una perdita che inaugura l’accesso all’alterità, ma che non evita lo smacco della consuetudine sociale. E il gioco prosegue, nell’infinita dinamica fra potere e ribellione, margine e centro, purezza e artificio.

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dal 15 marzo al 15 aprile 2008
Lili Reynaud-Dewar – The Race
a cura di Salvatore Lacagnina
Galleria Civica Montevergini
Via Santa Lucia alla Badia, 1 – 96100 Siracusa
Orario: da martedì a domenica ore 9-13 e 16-20
Info: tel. +39 093124902; info@montevergini.it; www.montevergini.it


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1 commento

  1. L’arte non si fa con le elucubrazioni cervellotiche; questa non è arte, è mistificazione dell’arte, propria di chi non sa “fare” la vera arte, di chi non sa dipingere o fare scultura. Credete davvero che l’umanità sia cambiata al punto da corrispondere a cose così fuori della realta? “Un progetto istituzionale che collega centro e periferia dell’art sistem”? … “rimescolando frammenti di identità perdute e rimescolate”… ma per favore … in quanti vi capite? Può darsi che io sia un ignorante tuttavia concepisco l’arte come dev’essere concepita: comunicazione simbolica, il resto è un’altra cosa, potrà anche essere rispettabile ma è una cosa diversa dalla comunicazione artistica.

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