Tre nuove colonne si stagliano luminescenti lungo il profilo laterale del peristilio del Tempio di Era, sulla collina orientale di Selinunte, al riecheggiare dolente di voci di donne. Questa litania è il sommesso lamento per una terra lontana, l’invocazione supplice della sua memoria; rievoca non solo il paese natale di Aleksandar Duravcevic, quanto soprattutto la consapevolezza mesta di una perdita personale. Tutt’intorno alla sagoma specchiante dei tre fusti, si dispiega un orizzonte ancillare di significati, che inevitabilmente riportano e ai presupposti storici di un senso di appartenenza identitario. Il compianto muliebre racconta la distanza dell’artista dal suo nativo Montenegro, ma non può che suonare per noi come il coro argivo di supplici euripidee, riconsegnandoci a un’origine storica e culturale imprescindibile. Freme dappertutto questa sensazione, muovendosi all’interno del parco archeologico per seguire il percorso dell’installazione curata da Ysabel Pinyol Blasi, che ha invitato Jamie Diamond, Aleksandar Duravcevic e Eugene Lemay a confrontarsi con il tema della memoria in un progetto espositivo esteso, che coinvolge il Museo Regionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Palermo, il Parco Archeologico di Selinunte e Cave di Cusa e il Mana Contemporary (Jersey City, Chicago, Miami).
Un ponte ideale collega adesso la Sicilia agli Stati Uniti, seguendo l’impalcato che con traiettoria precisa muove tra due continenti per ripercorrere una distanza rivelatrice, già nelle premesse geografiche, del curvilineo percorso della ricerca di una costruzione identitaria personale, collettiva e storica.
“Are you my mother?” è infatti parte di un progetto più vasto, promosso dalle tre istituzioni museali e concepito come scambio di residenze artistiche tra la Sicilia e gli Stati Uniti.
Jamie Diamond, Constructed Family Portraits, 2008, Parco Archeologico di Selinunte
Muovendo intorno al Tempio E, si avvia il percorso di decifrazione di un sistema di possibili costruzioni identitarie, di cui s’intuisce la natura complessa. Adesso che l’immagine del nostro corpo, riflessa, è stata inglobata all’interno della superficie cilindrica del correlativo contemporaneo delle colonne doriche, si diventa parte di qualcosa che può essere ripreso in considerazione a partire da paradigmi inesplorato. Dalla memoria personale di Duravcevic il tema cardine della mostra si ripresenta nell’ordine inclusivo della collettività alle spalle del tempio esastilo. Qui, a ridosso del mare, 29 bandiere americane sventolano in bianco e nero contro il cielo. Con la serie Amerika (2019), Eugene Lemay attiva una costellazione di simboli che funzionano come segni visivi, verbali e iconici, indici semantici di riconoscimento culturale. All’interno dell’antica acropoli l’installazione innesta il rompicapo di un tempo allegorico, in cui la sottrazione dell’elemento cromatico interroga la riconoscibilità di un simbolo identitario, ma, in una sospensione delle opposizioni, riporta alla passata idea del ‘sogno americano’. È l’imponente scultura di Giacomo Rizzo, Myosothis (2019), il fiore conosciuto come ‘non ti scordar di me’, a ricordare il senso pervasivo della memoria storica. L’artista palermitano, presente a Selinunte nell’ambito del progetto “Mappe, Memoria e Territorio” curato da Ysabel Pinyol Blasi e Alba Romano Pace, sarà nei prossimi mesi il primo artista siciliano in residenza al Mana Contemporary di Jersey City.
La possibilità di proiettarsi in una comunità è di fatto l’ammissione di un’appartenenza, per questo Jamie Diamond nella serie fotografica Constructed Family Portraits (2008), esplora l’importanza della costruzione di potenziali narrazioni identitarie, presentando gruppi estranei di persone come se fossero legate da rapporti di parentela o familiarità. In un rimando espositivo parallelo, le opere dei tre artisti abitano anche il cortile e le vetrine esterne del Museo Riso di Palermo, eco contemporaneo del parco archeologico.
Nel ripercorrere le traiettorie della memoria, da una dimensione privata a quella pubblica, è il concetto stesso di polis greca a suggerire l’antico monito della relazione con il diverso come principio immanente all’identità stessa, custode dell’alterità. “Are you my morther?” segue la traccia del tempo e della memoria, che eccede il presente per mantenersi all’interno di una controversa aporia.
Giuseppina Vara
mostra visitata il 15 maggio
Dal 14 maggio al 16 settembre 2019
Jamie Diamond, Aleksandar Duravcevic, Eugene Lemay, Giacomo Rizzo, Are you my mother? – Mappe, Memoria e Territorio
Palermo, Museo Riso
orari: dal martedì alla domenica 10:00-20:00
Parco Archeologico di Selinunte e Cave di Cusa
orari: tutti i giorni 9:00-18:00
Palermo, Museo Riso
tel. + 39 091587717, poloartecontemporanea.it
Parco Archeologico di Selinunte e Cave di Cusa
tel. +39 3346040459, selinunte.gov.com