Christian Boltanski realizza le sue seguendo i percorsi articolati di una ricerca poetica labirintica. La stessa rintracciabile nell’esposizione “Monte di Pietà”, allestita negli spazi di Palazzo Branciforte di Palermo, curata da Sergio Troisi per la sezione arti visive del Festival di Palermo sul Novecento, diretto da Roberto Andò. Due gli spazi espositivi, al pianterreno e negli spazi del Monte di Pietà S. Rosalia, aperto al pubblico per la prima volta -sebbene ancora attivo fino al 1979- dove l’opera dell’artista francese trova la sua collocazione ideale, in una perfetta fusione tra forma e contenuto.
La memoria e la storia sono due elementi essenziali per l’artista francese, celebre per le sue accumulazioni di oggetti appartenuti a persone sconosciute, ordinate secondo una classificazione rigorosa che avrebbe certamente fatto felice Jorge Luis Borges e Michel Focault, che scrisse “Le parole e le cose” proprio muovendo dalla catalogazione borgesiana degli animali, desunta da una misteriosa enciclopedia cinese.
Così Boltanski accumula gli oggetti riferendoli ad una specificità soggettiva, resuscitandone sentimenti e vicissitudini. Nella diatriba secolare tra materiale e immateriale, esistente e d’invenzione, la storia si confronta con il racconto che la tramanda, e contemporaneamente, in modo impercettibile o evidente, la modifica. La stratificazione delle esperienze scolpisce il ricordo e lo trasfigura nell’esperienza universale del riconoscimento. Forse oggi affidato a un file di computer -non a caso ordinateur in lingua francese- che corrisponde al simulacro per eccellenza dell’archivio contemporaneo.
Boltanski riscrive pazientemente la storia, che qui ha il volto di uomini senza nome, mentre i corpi sono scomparsi, sostituiti da abiti vuoti, abbandonati come vecchie crisalidi. E la sopravvivenza degli oggetti alla vita, d’altronde, ne diviene emblema, al contempo struggente e beffardo. Acuto e sensibile, l’artista francese legge nel recente passato della storia della città come un perfetto conoscitore di storie altrui, d’altronde da sempre protagoniste della sua ricerca artistica. I volti dei palermitani vissuti cinquanta o sessanta anni fa appaiono come fantasmi, riprodotti in vecchie immagini fotografiche dai contorni incerti, mentre gli abiti sospesi fluttuano in un limbo simbolico, tra terra e cielo.
Boltanski, la stratificazione di vite in questo luogo è davvero singolare…
“Il mio lavoro per Palermo ha come punto d’origine il Monte di Pietà. Sono rimasto davvero colpito dalla sua bellezza, e pur avendo lavorato in molti altri posti carichi di memoria, come chiese e stazioni ferroviarie, posso affermare che non mi ero mai confrontato con un luogo simile”.
Qui venivano i palermitani bisognosi a lasciare in pegno oggetti di poco valore…
“Sì, mentre riflettevo sull’installazione e lavoravo qui ho avuto sempre presente l’immagine della gente povera che si recava qui a portare le proprie povere cose, in cambio di qualche soldo, sicuramente con un sentimento di vergogna”.
Così come è povera questa fantasmagorica architettura di legno per la sistemazione dei pegni, che sembra creata apposta per il suo lavoro…
“Sì, è perfetta. E credo che negli abiti depositati qui, indossati dalle persone, sia rimasta in qualche modo intrappolata la memoria della gente”.
Lei lavora spesso sull’anonimato e sulla collettività. Come mai?
“Credo nel ruolo delle persone sconosciute, perché ogni uomo è molto importante”.
Il corpo, che nell’arte contemporanea ha un ruolo essenziale, fino agli estremi più truculenti, qui è dissolto in proiezioni di immagini sfocate. E’ una differenza di valore?
“No, è una mia lettura. Per me tutto è corpo, anche l’abito che lo conteneva. E’ impregnato d’esistenza fisica e di ricordo”.
Le sue opere inizialmente erano caratterizzate da una forte ironia, mentre adesso il linguaggio è diverso…
“Credo che alcune mie opere siano ancora ironiche, come ad esempio le proiezioni su parete che presento in alcune sale della mostra”.
Cosa è per lei la storia?
La storia è oggi, e nasce dalle vicende di persone comuni. Nelle mie opere parlo contemporaneamente della mia storia personale e di quella degli altri”.
Una speranza: poter leggere la storia della città secondo Boltanski, magari trasformando la mostra in una esposizione permanente.
Paola Nicita
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Bhe la proposta della Nicita non può essere che sottoscritta. Chi si deve muovere? il Comune? la Provincia o sicuramente la Regione?
E anche noi, appassionati, facciamoci sentire. W Palermo
meraviglioso, sublime Boltanski
Gerardo è probabile che l'articolo sia stato spostato dalla prima pagina in cui era un editoriale a questa che è la rubrica dedicata agli eventi siciliani. ...
Il sistema più semplice per ritrovare gli articoli è quello di utilizzzare il motore di ricerca di Exibart, con il quale trovi gli articoli recenti o più vecchi, tra i quali ci sono diverse "chicche".Ciao!
Scusate la domanda ma ero venuto per cercare l'articolo della Nicita ieri e oggi in giornata e non l'avevo trovata pur girando tutto il sito e ora la trovo qui...Ho dei problemi con il mio computer? Bisogna installare dei particolari programmi per navigare in exhibart?
Saluti e complimenti.