Pittura che gioca a farsi scultura. Oppure scultura a misura di superficie. Dis-misura piuttosto, a ben guardare. I quadri-oggetto di Davide Cappelli sono piccole finestre sghembe o modulazioni continue di piani concavi e convessi. Quadri come icastici frammenti di memoria si impossessano di un tempo smisurato, che corre tra concatenazioni di fotogrammi cinetici per poi congelarne il passo svelto, inchiodarne la corsa, strapparne l’irrequieto, prolungato divenire.
Cappelli si ispira al cinema, a quello dei grandi maestri orientali contemporanei, da Shinya Tsukamoto a Takeshi Kitano a John Woo. La sua pittura scompone e ridisegna una Hong Kong ripescata pezzo a pezzo, cavalcando l’amata pratica del found footage e della rielaborazione del bit digitale, poi trasposto in colore fluido, acquoso, veloce, morbido. Gestualità instabile, corposa ma distesa, senza grumi, senza inceppi o sbavature. Scivola la pittura di Cappelli, fresca ed energica, e regala una godibile sceneggiatura raccontata per petit morceau che hanno l’erotico appeal, ad esempio, di bellissime donne con gli occhi a mandorla, resuscitate su tela nei vividi primi piani da grande schermo.
Gli studi di scultura e il background intimamente legato alla materia si palesano chiaramente nella dinamica di un percorso lineare. Dopo qualche esperienza scultorea, il giovane artista palermitano trova nei bassorilievi su terracotta una dimensione azzeccata, e dal tuttotondo s’accosta gradatamente all’immagine su piano.
Essenziali ed espressivi, i suoi soggetti incisi –dal volto di Betty Page a quello di Carmelo Bene, fino alla serie dedicata ai cavalli- cercano presto un ulteriore affondo nella superficie.
Provando ad appiattirsi ancora, scivolano dentro strati di colore denso, steso su supporti spessi come macrotasselli di un puzzle in 3D. E così, trovata la pittura, la misura del tempo modifica via via il proprio status, giungendo ad esperire un cortocircuito epidermico e strutturale.
Se i lavori più vicini alla scultura modulano le superfici come materia plastica, inseguendo una più banale oggettualità che restituisce un’idea di “movimento solido” in orizzontale, maggiormente efficaci sono le opere recentissime, testimoni di una nuova direzione felicemente imboccata.
Il quadro, frontalmente, appare spaccato in due per tutta la
E’ lo sguardo cinematografico che non emula il movimento ma lo arresta, lo squarcia, ne fa un’istantanea immobile, per di più spezzata, rotta, scissa, disgiunta. A scorrere, senza sosta, resta il flusso cromatico che si scioglie in sfocature, tremolii, velature. Flash che raccontano volti scomposti in un dinamismo decelerato: del cinema, la pittura di Cappelli, restituisce brevi stille piovose da cui il tempo è scivolato via, in silenzio.
helga marsala
mostra visitata il 4 febbraio 2006
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auguri a davida cappelli e a sua moglie.. e a zelle
sinossi ragazzi sinossi
basta poco che c'è vò?
perchè hai saccardi non hanno fatto ancora un articolo sulla loro mostra da super Zelle arte?
Vogliategli bene a questo collettivo senza colletto.
la si attende, speriamo diano spazio alla recensione.
Secondo me non vi hanno fatto la recenzione perchè le foto erano stampate troppo piccole e nessuno le ha capite, quando le cose più prezziose sono dentro le case dei puffi e non lo capiscono poveretti poveretti.
Secondo me era meglio impacchettare con le vostre foto la cattedrale corso vittorio e il forfo italico, qui con foto galleggianti che si possono vedere dalle navi quando arrivi da Genova.
Solo che nessuno le capisce queste cose.
Se insistevate un pò con chi di dovere vi sponsorizzavano sicuro.
Strategia amici strateggia...
Viva le polaroid dei saccardi.
Vi voglio bene, un ladruncolo di strada un pò fallegname.
mi autocommento.
Finalmente una bella mostra!
Non ho capito verso quale direzione va la cultura a Palermo. Comunque dipinti di Davide Cappelli sono maolto interessanti.
MI è DISPIACIUTO CHE HA VENDUTO IL QUADRO, PERCHè LO VOLEVO IO