Sono come dipinti musicali le opere di Rosario Arizza presentate da Joan Abellò Juanpere alla cappella dell’Incoronazione di Palermo. L’installazione pittorica, più che una vera e propria esposizione di opere, è un percorso che si apre allo sguardo dell’osservatore. Si può così superare quel che resta dell’antico pronao della cappella, addentrarvisi e percorrerne con lo sguardo le pareti, seguire la traiettoria degli antichi cocci in tufo squadrati. L’unica navata della cappella sconsacrata è scandita da due ordini di finestre ogivali; proprio queste sono i cardini ritmici dello spazio e dell’installazione: le finestre, ancora aperte o tamponate, sono infatti puntualmente sillabate dalle tele di Arizza. Un terzo ordine s’instaura ai lati della direttrice longitudinale dell’edificio, un’ulteriore sequenza di aperture sulle pareti che, così come le finestre, sono direttrici di luce nello spazio. Non si tratta più delle propaggini luminose delle radiazioni solari, ma della luce di una nuova quinta cromatica che si inserisce nella struttura architettonica per diventarne parte costituente. Lo spazio è un gradiente di luce che segue un percorso inverso rispetto all’usuale parabola ascendente luminosa delle grandi chiese: il bagliore che fa capolino dalla parte superiore della cappella dirige lo sguardo giù verso i dipinti, stratificazioni di materiali e colori che riportano ad una dimensione introspettiva in cui l’elemento segnico, il gesto, la percezione di un agire inciso sulla tela rimandano ad un mondo fatto di colori, di materia, di impasti e rimaneggiamenti, in cui tutto si stratifica.
La pittura di Arizza asserisce un nuovo ordine, dettato dal segno e da una inedita iconologia del gesto, in cui il principio compositivo viene apparentemente meno a favore di un codice espressivo fondato sul colore, sulle sue potenzialità, sulle innumerevoli possibilità di lettura restituite dalle sue sbavature e sovrapposizioni. Il superamento di un linguaggio pittorico formale si costruisce nella coesistenza di materiali diversi, recuperati da una vita precedente per essere inglobati sulla superficie pastosa del supporto.
La cripta è il luogo in cui le narrazioni quasi illeggibili del pittore siciliano si dispiegano nella dimensione orizzontale del pavimento, in sottili lastre tipografiche; solo raramente tra il colore a volte fulgido, a volte opaco, si fanno spazio trasparenze da cui emergono accennati punti di riferimento in un discorso esente da categorie formali: stralci di giornale con alcune scritte trapelano aprendo a una dimensione evocativa e ad una possibile chiave di lettura delle opere: la domanda “Cosa pensi delle macchine che pensano?” e i nomi distanti nel tempo di Leonardo da Vinci e Candida Höfer.
L’astrattismo destrutturato di Arizza, legato profondamente ad una dimensione segnica e gestuale è in definitiva un linguaggio che fa capo a un ordine informale, ma mai informe.
Giuseppina Vara
mostra visitata l’8 giugno
Dal 6 maggio al 18 giugno 2017
Rosario Arizza, #SEGNIDISEGNI#
Cappella dell’Incoronazione, Polo Museale Regionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Palermo
via dell’Incoronazione, 11 Palermo
Orari: dal martedì al sabato 09:00-13.00
Info: tel. +39 091 58 77 17, poloartemoderna.pa@regione.sicilia.it