La mostra alla RizzutoGallery di Palermo ruota intorno al termine “nyctography” (letteralmente “scrittura notturna”). Coniato da Lewis Carroll, questo termine indicava un modo di scrivere tramite un “nyctografo”, uno strumento di legno che lo scrittore di “Alice nel paese delle meraviglie” usava come guida per i suoi appunti notturni redatti al buio, per produrre quindi una scrittura cieca e in codice. Anche l’arte contemporanea è stata associata talvolta alla cecità (G. Agamben) talaltra a un codice (P. Bourdieu) per questo la mostra ben equilibrata ed elegante, di Palermo sembra seguire un aspetto paradigmatico che però non annulla il fascino oscuro in cui è ammantata. Gli artisti sono Nunzio di Stefano, Turi Rapisarda e Stefano Cumia. Il nero è il denominatore comune, un rimando costante, appare sia come colore, che come metafora dell’oscurità, che significa sottrarsi dell’immagine dal bagliore dell’evidenza e fuggire nel rifugio dell’enigma. Le sculture di Nunzio, rigorosamente senza titolo, sembrano i resti combusti di una natura accessibile solo nella lontana analogia della forma. Una fascina che diventa una raggiera di lamelle, un tronco che mostra solo la buccia in sintetiche forme concave, tutto rimanda a un vuoto accolto come testimonianza di vitalità che esercita ancora pressioni nello spazio, che trascina l’ombra sulla solidità della forma. Il resto cinerino e combusto sembra legarsi alla linea ideale che da Sironi porta a Kounellis passando per Burri, mantenendo l’eleganza della declinazione italiana del minimalismo di un Lo Savio, di un Lorenzetti.
Nyctografie, RzzutoGallery, vista della mostra
Anche Cumia nega l’abbaglio della forma cerca nell’analisi strutturale del telaio l’unico logico sostegno alla pittura, un suo supporto ostentato come nulla richiama le formule precocemente inquietanti del pittore seicentesco Cornelis Norbertus Gijsbrechts prontamente rievocato da Victor Soichita per spiegare la nascita del quadro. A questa negazione cui sono approdati pittori come Gnoli o più di recente Berti, solo per citarne alcuni, Cumia però contrappone evidenti interventi pittorici, sia nelle pennellate incrociate di Black Heat (SCP-GR/N =/1) (2017. Olio su lino; 200 x 150 cm) che nella lattiginosa opacità di White Noise – Striato #11 (SCP-ST =/ 1 WBWBW 14K), (2014/2017 Tempera all’uovo, olio, gesso pigmentato, spray su lino; 200 x 150 cm) una pittura che è anche riflessione sulla storia delle tecniche qui richiamate a ridare senso al linguaggio come testimonianza di un fare nel tempo. Così l’olio, la tempera ad uovo e persino il recentissimo spray spostano il problema dal metalinguaggio alla riflessione metastorica sulle basi della rappresentazione. Se Cumia riporta al centro problematiche analitiche I Light Box di Rapisarda mostrano la complessità dell’immagine fotografica dei ritratti intitolati Unt Hitler (2011) dove i soggetti sono sorpresi dallo scatto nell’atto di schermarsi da una luce sovrastante. Evitare l’evidenza, è anche frapporre l’opacità del corpo ribadire una consistenza innanzi alla smaterializzazione dell’immagine nella luce, le mani stagliano sul volto un’ombra di un gesto, un’azione che mina ogni tentativo di stabilizzare il volto in una riproduzione, l’uomo di Rapisarda è capace altresì di ripararsi dall’arrogante plusvalenza della posa e rimanere nell’oscurità dell’anonimato.
Marcello Carriero
mostra visitata il 29 settembre
Dal 24 settembre al 18 novembre 2017
Nyctografie. Scritture tra il visibile e l’invisibile
a cura di Helga Marsala
RizzutoGallery – Via Maletto, 5 – Palermo
Orari: dal martedì al sabato dalle 16 alle 20
Info: www.rizzutogallery.com