Arte e Sud, un binomio che potrebbe far pensare alla solita ricognizione sui giovani artisti meridionali, talentuosi e svantaggiati, poco considerati dall’art-system. Stavolta, invece, nessuna operazione promozionale a tutela degli emergenti locali. Gli artisti arrivano da tutta Italia: una cinquantina di nomi, selezionati dal curatore Antonio Arévalo sui circa 200 segnalati dal circuito GAI (con 13 comuni italiani coinvolti) e dalla Fondazione Bartoli Felter di Cagliari. La mostra, ideata e sostenuta dalla gallerista Rosanna Musumeci, assume i connotati di una sfida da lanciare ad un territorio come quello siciliano, troppo spesso disinteressato alle politiche di supporto della ricerca artistica contemporanea. Ecco così che prende forma un evento low budget, ma con un buon livello qualitativo, grazie all’attivazione di una macchina economico-organizzativa efficiente e trasversale.
Doppia la location: il Castello Normanno di Acicastello e Villa Fortuna ad Acitrezza. Due zone turistiche, poco distanti da Catania, ancora legate a un’idea di promozione culturale folkloristica e nel migliore dei casi “storica”. La forza del progetto sta allora nella voglia di contrapporre l’azione all’autocommiserazione, nel desiderio di dare visibilità ad energie creative fresche e fertili.
Nessun tema, dunque. C’è spazio per stili, linguaggi, soggetti, tecniche, umori di ogni sorta. Ricorre sovente la fotografia. Analitica ed emotiva quella di Primoz Bizjak, reporter di luoghi austeri ma vibranti, ritagli di natura congelata nel ricordo; estetizzante lo sguardo di Arash Radpour, a caccia di un reale misterioso che si mischia al sogno, tra boscaglie verdeggianti e silenziose visioni metropolitane.
L’intimismo di Marco Schievenin racchiude in composizioni accurate frammenti di memoria, dettagli e interni domestici saturi di cromatismo emozionale; e se il bianco e nero di Piero Roi restituisce il movimento aereo di corpi evanescenti e candidamente sensuali, quello di Matteo Serri estremizza i contrasti, resuscitando persone e oggetti da una storia fatta di tradizione spirituale, legami profondi, narrazioni sottovoce.
Molto spazio anche al video. La cronaca urbana di Maria Domenica Rapicavoli cavalca l’ironia, raccogliendo per strada luoghi comuni su Catania, mentre le Candies di Chiara Colabich, lettere-caramelle con cui giocare tra l
Tra i pittori, Nicolas Pallavicini si rifugia in paesaggi informali color pastello, gestiti con l’essenzialità di una linea d’orizzonte, mentre Simone Fazio moltiplica il suo volto su decine di piccole tele, scandendo i bianchi e i neri come liquide variazioni di senso. Un lunghissimo filo rosso cinge da un capo all’altro il Castello: Laura Testa e Gigi Piana delimitano lo spazio ed il passaggio con un segno deciso, arteria pulsante intervallata da parole appese, disperse, raccolte. Intanto, sbucano da un tombino o s’arrampicano tra le antiche mura gli animali di peluche di Daniela Milone e Salvatore Raimondo, bestie-giocattolo in rivolta, bardate di molotov e mitra.
Emozionante l’azione di cod. 1.3: per un’ora le artiste-siamesi Loredana Longo e Giuliana Lo Porto restano schiena a schiena, infilate in un unico abito/prigione che ne ostacola i movimenti, ruotando lente come un carillon malato.
helga marsala
mostra visitata il 3 novembre 2006
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