Il mondo della moda ha le sue regole. Precise e spietate. La sciarpa sbagliata, la calza sbagliata, la mutanda sbagliata possono rovinare un incontro, una carriera, una vita. L’impudenza salverà i più fortunati, ma difficilmente sarà perdonato loro di non avere indovinato la combinazione giusta al momento giusto. Tutto deve essere perfetto e sotto controllo. Sempre. Anche quando, per snobismo, si fingono sciatterie e stravaganze, nulla è affidato al caso. Non lo è mai in una fotografia di moda. Meno che mai in una fotografia di moda firmata Vogue.
Bibbia, libretto rosso, decalogo scolpito sulla pietra, il prestigioso fashion magazine ha sedotto intere generazioni di donne (e di uomini), proponendo modelli e stili di vita con la disinvolta spensieratezza di chi divide la propria esistenza fra un Martini cocktail e una colazione da Tiffany’s. Le immagini patinate di un life style sempre e comunque sopra le righe -vero, falso o sostenibile che sia, poco importa- hanno decretato il successo mondiale della “rivoluzione” del sistema moda: un potere reale oggi molto forte, un business da svariate migliaia di miliardi, ormai quotato in borsa e alla ricerca famelica di nuovi mercati e nuovi consumatori da imbonire.
Tutta la magia e tutto il disincanto di questo mondo rivivono nell’affollatissima galleria di pose e ritratti del fotografo americano Bruce Weber (Greensburg, 1946), alla cui vicenda artistica all’interno della nota rivista Palermo dedica la “ricca” retrospettiva proposta a Palazzo Ziino. Ricca per la quantità spropositata di scatti -oltre 250 riprese, fra fotografie e gigantografie alte fino a quattro metri, in una saturazione dello spazio espositivo disponibile, con opere appese praticamente dappertutto: dal pavimento al soffitto (battiscopa compresi) e da parete a parete (sovrapporta compresi); e ricca anche per un budget di tutto rispetto -la leggenda metropolitana, ripresa anche dalla stampa, racconta di un importo molto vicino ai 300.000 euro- che prometteva mirabilia e che invece ha deluso molte aspettative. Non un catalogo, non un guida alla mostra, non un pieghevole sono stati pubblicati e la stessa inaugurazione è passata sottotono, largamente disertata dalla città, nonostante la presenza della direttrice di Vogue Italia Franca Sozzani, curatrice dell’esposizione insieme ad Alessia Glaviano.
Palazzo Ziino chiude dunque il 2004 con una seconda proposta di circuito, dopo il quasi scontato successo della rassegna su Schiele prodotta la scorsa estate dal Leopold Museum di Vienna. Chissà se, per bissare quel brillante risultato, basteranno questa volta la bellissima Chiara Mastroianni distesa su un tappeto di foglie secche, e labbra socchiuse e sguardo profondo e nei a vista, con dentro un mondo in cui perdersi? O l’algido, assorto Bono Vox, profeta-cantore sottratto alle nebbie della brughiera irlandese? O il broncio sexy di Kate Moss fermata sulla poltrona sfatta di un teatro, tra un dinoccolato Adrien Brody, un capelluto Brad Pitt e una post-dadaista Natalia Vodianova? Nobildonne inglesi che fanno gardening alle prime luci dell’alba in Balenciaga si alternano ad interni strepitosi, a ricordi d’Oriente, a ritratti di cani e gatti e elefanti immortalati con l’indubbia “perfezione” e la nota raffinatezza del grande fotografo di moda, già firma di tante fortunate campagne pubblicitarie -Versace, Calvin Klein, Ralph Lauren- che hanno fermato il momento giusto nel modo giusto. Al riparo da qualsiasi emozione, al riparo da qualsiasi ragione.
davide lacagnina
mostra visitata il 3 dicembre 2004
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...come sempre brillante...
bravo Lacagnina...anzi, direi strepitOSO
Veramente con spirito divertito ho letto queste righe così spiritose e nello stesso tempo taglienti! Complimenti all'autore.