19 marzo 2002

Fino al 2.V.2002 Michele Dixit, Ritratti 1927-1942 Palermo, Palazzo Ziino

 
Le opere dell’artista palermitano Michele Dixit costituiscono uno sguardo significativo sulla produzione pittorica palermitana realizzata tra la metà degli anni Venti e la fine dei Quaranta, essenzialmente incentrata sul tema del ritratto...

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Le figure cristallizzate all’interno di ambienti domestici, in un clima di quotidianità lieve e illuminata da sapienti giochi di luce costituiscono una peculiarità della produzione pittorica di Michele Dixit, artista palermitano che con le sue novantaquattro primavere rappresenta un’emblematica presenza creativa. All’artista è dedicata Ritratti -curata da Marina Giordano e allestita a Palazzo Ziino- selezione di opere pittoriche realizzate tra il 1927 e il 1942, esposte insieme ad alcune opere di pittura, scultura e medaglistica realizzate da autori come Archimede Campini, Ettore de Maria Bergler, Antonio Ugo, Pippo Rizzo, Giovanni Rosone, la cui presenza all’interno dell’esposizione contribuisce a delineare il clima culturale di questo periodo storico. Dixit (questo il cognome scelto dall’artista, per abbreviare il suo Dixitdomino) non dimentica il linguaggio figurativo ottocentesco, specie all’inizio della sua produzione, per poi respirare la tensione novecentista che lo condurrà ad un cammino artistico certamente non facile, autonomo e personale pur tra gli impeti Futuristi dai quali rimane distaccato. In un periodo storico di grande trasformazione, in cui la borghesia in ascesa sembra minare le ataviche certezze aristocratiche, Dixit dipinge i suoi personaggi immersi in una calma senza tempo: ritratti di amici dagli sguardi diretti altrove, impianti compositivi regolari, quasi sempre frontali, in una ricerca di chiarezza che diventa anche cromatica e formale, riuscendo sempre ad instaurare un armonico rapporto con lo spazio. E fondamentale per Dixit sarà l’incontro con Casorati, del quale conserverà tracce importanti, evidenti nella ricerca stilistica tendente ad una maggiore essenzialità -che lo porterà ad allontanarsi da Bergler- alla ricerca di un lirismo maggiormente rarefatto (come ad eempio nel Ritratto al balcone del 1933). Michele DixitUno spazio che trova tra le pareti domestiche un senso di intimità e di lontananza con il mondo che sta fuori, e che spesso si trasforma in un luogo di riflessione o di lavoro, come è possibile vedere nella grande tela La mia famiglia, dove le figure delineano una configurazione spaziale legata alla circolarità, al centro della quale Dixit si autoritrae ancora una volta con il grembiule del pittore, la tela e il cavalletto. E difatti molto spesso è l’atelier dell’artista a divenire protagonista del dipinto, come nei due autoritratti nello studio,uno del 1932 e un altro realizzato dieci anni dopo, nell’Interno di studio del 1940 e ancora nel Ritratto nello studio del 1939, dove il fondo della parete si trasforma in quinta teatrale per dividere la figura in primo piano dalle sculture che occhieggiano sullo sfondo. Sulle tele di Dixit il racconto è sempre sussurrato, da ascoltare con una calma d’altri tempi.

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Paola Nicita


Palermo-Michele dixit, “Ritratti” 1927-1942, documenti di un’epoca, Palazzo Ziino, fino al 5 maggio. Catalogo edito da Eidos con testi della curatrice, Enrico Crispolti, Anna Maria Ruta, Franco Grasso e un apparato con schede, testimonianze e tavole a colori. La mostra è sponsorizzata dal Comune di Palermo. Fino al 2.V.2002

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