Sembrava un’operazione impossibile. Questo ingombrante ostensorio d’oro, carico di diamanti e smalti, era stato trafugato dal Real Museo di Palermo la notte di Natale del 1870 e smembrato brutalmente in 300 pezzi per fondere il metallo e venderne le pietre preziose. Fu ritrovato dopo tre mesi, in uno stato drammatico, all’interno di un’abitazione privata da un solerte funzionario di polizia.
Era stato nascosto sotto il pavimento e all’interno degli stipiti delle porte. Le parti in fusione a cera persa erano frantumate irrimediabilmente. Quelle in metallo cavo schiacciate e del tutto irriconoscibili. Molte delle pietre erano sganciate dalla loro sede. In principio non si seppe che fare di quei rottami. All’epoca non esisteva alcuna possibilità di recupero e non vi era alcun disegno di come dovesse essere ricomposto quel prezioso puzzle. Si decise comunque di conservare il tutto, fino all’ultimo pezzettino, confidando nell’abilità dei posteri. E così è stato. Vincenzo Abbate, direttore della Galleria Regionale della Sicilia, si è rivolto all’Opificio delle pietre dure di Firenze, chiedendo lumi sulla possibilità di recu
Dopo tre anni di grande impegno (ed intuizioni anche sul piano della metodologia tecnica), l’opera è finalmente visibile in una mostra appositamente allestita nel Palazzo Abatellis che resterà aperta fino al 20 luglio prossimo. L’esposizione presenta una ricca documentazione illustrativa dei vari passaggi che hanno portato al recupero di questa opera che per cifra stilistica e riferimenti documentari è da ritenersi quella che il grande orafo siciliano Leonardo Montalbano creò tra il 1640 e il 1641 su incarico di Donna Anna Graffeo. La nobildonna dopo la morte del marito e del figlio aveva deciso di ritirarsi perpetuamente a vita monastica, e aveva chiesto che i suoi ricchissimi gioielli venissero trasformati in un oggetto di devozione. E’ per questo che la Sfera d’oro – così è menzionata l’opera nella documentazione d’archivio- presenta uno sfarzo che non ha eguali: oltre settecento i diamanti di altissima qualità incastonati “a notte” in questo ostensorio. Uno sfolgorìo di luce e magnificenza che lascia incantati. Il miracolo del recupero è dovuto in particolare alla bravura di Mari Yanagishita e di Giorgio Pieri che testimoniano l’altissimo livello qualitativo raggiunto dall’istituto fiorentino diretto da Clarice Innocenti. La mostra presenta oltre alla Sfera d’oro anche altri ostensori del Seicento e del Settecento siciliano.
ugo giuliani
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