Categorie: sicilia

fino al 20.XI.2010 | Francesco Lauretta | Modica (rg), La Veronica

di - 21 Ottobre 2010
Imbattersi nell’immagine del
cimitero di Ispica che Francesco Lauretta (Ispica, Ragusa, 1964; vive a Firenze) ha fissato
sulla prima parete, utilizzando l’antica tecnica dello spolvero. Scorgere
quindi quel rosso che richiama i funerali guttusiani in mezzo a tanto verde
fico d’india; e ritrovarsi a picchiare con gli occhi sul giallo fico d’india
che domina il ritratto del volto dell’altro quadro. Tutto questo dà una certa
sensazione di “sicilianità”.

Lauretta forse è siciliano o forse
no, ma è difficile tirarsi fuori da questo impatto: Guttuso e i fichi d’india. Non che si
voglia affermare una guttusianità di Lauretta, ma piuttosto testimoniare una
percezione più articolata e interessata: Lauretta alla Galleria La Veronica si
misura con alcuni dei valori di quella terra e lo fa, tra l’altro, con i colori
acidi” di cui
parla Elio Grazioli nella sua presentazione. Lo fa con un ritratto che evoca certe
opzioni fotografiche di grandangolo. Lo fa con la descrizione di una festa
finita male.

La festa è un luogo importante
nella società, in cui certe pratiche dei soggetti sociali sono condotte su
piani che le riflettono, le macerano e le restituiscono. E la festa finita male
offre un’interessante figurazione di questa relazione tra società e
rappresentazione. Lauretta la dipinge descrivendo, quasi con fare
cronachistico, sia la caduta del baldacchino religioso il cui tetto è bruciato
dalla luce, sia l’interesse del personaggio con la fotocamera in mano. Ma al
contempo si astrae dalla descrizione, tratteggiando i personaggi con una
particolare tecnica “a macchie”.

Francesco Lauretta - Ispica - 1968 - fotografia - cm 7x10
Sta raccontando la società e lo fa
utilizzando squarci o, meglio, macchie. Una di queste è la descrizione della débâcle della festa. Un altro è il
ritratto – quasi un grandangolo – fatto a un signore abbastanza anziano, un “volto
della storia, che resta sconosciuta, anonima, dimenticata
”, scrive Grazioli. Non è però una
storia dei vinti; piuttosto una storia della personalità di questo volto, che
impone la propria caratterialità e la propone in modo principesco, come può
essere la maschera di un principe popolare. E questa principalità, o “principescheria” (e con questa definizione siamo agli
antipodi della marginalità) si propone in tutto il suo splendore, rappresentato
da Lauretta con il giallo, i rossi e i verde-blu fico d’india, e con tutta la
presenza di quell’ideale “mantello”: Lo splendore portato come un mantello. Il titolo del ritratto è infatti
una delle cose più efficaci della mostra.

Francesco Lauretta - Lo splendore portato come un mantello - 2010 - olio su tela - cm 70x43,5
Ma il percorso non si ferma qui:
c’è l’”introibo” del cimitero, una scritta al neon che invita a uscire
perché la festa è finita (Uscite, uscite, stiamo chiudendo!), una gabbia vuota (Ex stasis) e un ultimo quadro che ritrae un
pollo arrosto con le patate. E sono, queste ultime – come suggerisce Grazioli
-, anche un po’ andate a male, dipinte quasi con un certo timore della propria
capacità tecnica.

La parte più convincente resta il
dialogo tra i due quadri. Il resto è una grande ed elegante didascalia, come un
display che, nel proporsi come anti-sistema, ne utilizza alcune delle sue componenti.

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Francesco
Lauretta – Guarda avanti e tutto ciò che ami svanirà

a cura di Elio Grazioli

Galleria La
Veronica

Via Clemente
Grimaldi, 55 – 97015 Modica (RG)

Orari: da
martedì a domenica ore 15-22.30

Ingresso
libero

Info: tel./fax
+39 0932948803;
info@gallerialaveronica.it; www.gallerialaveronica.it

[exibart]

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