“
L’estetica e l’etica nuove si univano nell’affermare la realtà di un presente che abbracciava tutto il globo includendo aloni del passato e del futuro che lo rendevano percepibile nel flusso del tempo”, scrive Stephen Kern ne
Il tempo e lo spazio, dove descrive quel processo di simultaneità, di
addensamento del presente che attraversa il XX secolo. E continua: “
La nuova tecnologia cambiò così rapidamente le dimensioni dell’esperienza che il futuro sembrava precipitarsi verso il presente a un ritmo affrettato e irregolare come la musica di Stravinsky”. In questa progressiva alterazione della percezione del reale, il cinema conquista un ruolo centrale in quanto strumento d’accesso a una dimensione parallela, in cui il tempo può essere contratto o dilatato.
L’indagine estetico-sociale del collettivo
canecapovolto parte da simili problematiche conoscitive: “
Per anni il lavoro di canecapovolto si è strettamente identificato con il cinema in Super 8; in tempi attuali anche in reazione alle lusinghe estetiche intrinseche del formato si sono meglio delineate due direzioni espressive: ancora film in Super 8 e il progetto Plagium in video”. Attraverso il riciclaggio di immagini provenienti da molteplici fonti, canecapovolto ri-compone il tempo di una creatività combinatoria che ruota intorno a concetti e pratiche nodali, quali la soggettività autoriale e il plagio.
Il progetto
Presente continuo, in mostra a Palermo da Francesco Pantaleone e successivamente a Catania da Gianluca Collica, nasce dalla collaborazione con il fotografo ungherese
Zoltan Fazekas. L’esposizione mette in scena quella che la curatrice Helga Marsala definisce “
una geografia dell’onirico dove un perpetuum fluido non distingue il vero dal falso, il passato dal futuro”. Il mistero prevale sulla dimensione personale, l’identità dell’autore viene frammentata, moltiplicata, restando indefinita.
Un radiodramma su cinque canali racconta le vite di altrettanti personaggi-artisti: le biografie dettagliate alternano descrizioni di stampo giornalistico a messe in scena attoriali. Sono accostati agli altoparlanti i ritratti in bianco e nero di
Federico Tonzi,
Caterina Devi,
Riccardo Buselli,
Emanuele Torch e
Gianni Silva, e cinque loro opere (still da video e documentazioni fotografiche di performance e installazioni). Si tratta di un “
gioco tra falsa informazione e indizio strategico”, spiega Helga Marsala. Che relazione esiste tra canecapovolto e i cinque artisti? E a chi fanno capo le opere presentate? L’effetto di straniamento spinge a porsi una serie di interrogativi che rimangono sospesi.
In questo processo di scardinamento della comunicazione convenzionale e di messa a nudo delle potenzialità mistificatrici dell’informazione mediatica, lo spettatore assume un ruolo fondamentale, diventando l’interlocutore (o la vittima?) di una strategia di spiazzamento. L’indagine ruota intorno al confine -ormai appena percettibile- tra reale e immaginario, fra autenticità e mistificazione poiché, come recita un efficace assioma di canecapovolto, “
si può praticare solo un’arte che contempli la possibilità della sua negazione”.
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lavoro un po' datato e di scarsa intensita'e gravosa noia.