La tradizione come punto di partenza per elaborare una poetica delle forme in bilico tra mito e avanguardia. Arturo Martini, artista irrequieto e scomodo, è stato uno dei protagonisti della scena artistica italiana
Nato a Treviso nel 1889, malgrado difficoltà economiche familiari che lo costringono ad una preparazione culturale discontinua, riesce a farsi apprezzare in più occasioni prestigiose come l’esposizione alla “Bevilacqua” del 1913 o alla “Secessione” di Roma del 1914. Seguirà il periodo delle opere più classicheggianti, che gli valsero -grazie a Carlo Carrà- la cooptazione nell’ambito del gruppo Valori plastici. Sono anni spesi nella ricerca di una perfezione formale come ad esempio nel monumento ai caduti di Vado Ligure, una scultura monumentale ispirata ad un solenne ma austero classicismo. Ma gli influssi delle avanguardie europee non tardarono ad influenzarlo, anche perché malgrado fosse inserito in un contesto artistico che prediligeva un ritorno all’ordine che esaltava la cultura figurativa del Trecento e del Quattrocento italiano, in questo stesso milieau culturale restava forte l’interesse per quanto veniva
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Ugo Giuliani
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