L’occhio introspettivo di Italo Zuffi attraversa le cose con rigore freddo, restituendo forme algide, granitiche, eppure ambigue. Il suo è uno sguardo interiore che scivola sulla superficie in punta di piedi, incisivamente. È sulla base di questa dialettica tra interno/esterno -ma anche tra il qui e l’oltre, la presenza e l’assenza- che si definisce la struttura della nuova personale palermitana. Il principio di indeterminatezza visiva e la coniugazione di sottili soglie concettuali trovano un assetto tangibile nella fotografia, nella scultura, nei racconti congelati in immagini.
Per La nostra evoluzione è qualche cosa di diverso, lavoro prodotto ad hoc per la mostra, Zuffi riutilizza una scultura della serie Finestra A4 #…. La piccola apertura portatile in alluminio (concepita nel formato standard A4) è la rappresentazione simbolica del varco esistenziale attraverso cui esercitare la “visione”, affacciarsi al mondo o ritrarsi, decodificarlo o metterlo in parentesi. Torna alla mente la finestra cinematografica per antonomasia, quella piazzata da Alfred Hitchcock sulla supposta scena di un delitto da ricostruire, traccia dopo traccia. Così, inseguendo le suggestioni cinefilosofiche proposte da Julio Cabrera nel suo Da Aristotele a Spielberg, la “finestra sul cortile” di Zuffi diventa una descartiana finestra sul dubbio che, grazie a una visione circoscritta e attenta, scompone e ricompone frammenti del reale in cerca della verità.
Qui la scultura -divenuta oggetto filosofico pret-à-porter, accessorio fashion, scrigno o pochette- è la protagonista di un set di moda costruito a dovere, con tanto di scenografie, abiti griffati, fotografo professionista.
Salta agli occhi, come corpo estraneo, il feticcio mimetizzato tra le immagini patinate, in un cortocircuito visivo che evoca, a catena, intersezioni sghembe tra arte e pubblicità, superficie e contenuto, voyeurismo mediatico e pulsione creativa, idea e simulacro. Cinque grandi lightbox -finestre di luce installate perpendicolarmente alla parete- illustrano gli splendidi scatti emulando le pagine di un magazine.
Torna il tema dell’affaccio prospettico nei quattro brevi testi inediti di La nostr evuzi è qch d. La parola si fa veicolo di narrazione dialogica, mentre due personaggi interpretano porzioni di quotidiano attraverso il bordo di un davanzale. Emergono ancora voci cinematografiche, un uomo e una donna in un sipario da nouvelle vague, a scandire pezzetti di intimità lungo una linea d’orizzonte.
L’oscillazione tra movimento e inerzia, universale e particolare, trova voce in Volume consapevole, semplice blocco in ceramica su cui è incisa una legge fisica rivisitata per l’occasione. “Un volume di ceramica da Faenza a Palermo che sposta un pari volume d’aria da Palermo a Faenza” altro non indica che l’identità stessa dell’oggetto-scultura, esposto alla propria inafferrabile contingenza.
Un impeccabile allestimento minimale accoglie la serie fotografica Progetto per una barricata (Palermo-remix). Raffinati ritratti in bianco e nero descrivono gruppi di giovani consegnati ad una oscura immobilità, come sospesi dentro opache bolle di sapone. Strategico il titolo che, in una contrapposizione tra visivo e verbale, evoca l’energia propositiva dell’azione di gruppo, della costruzione.
La bellezza si risolve così nella contemplazione di un’esistenza problematica, frantumata, in costante disequilibrio. Il segreto per restare a galla? Scrutarne le contraddizioni, sporgendosi dall’orlo di una finestra…
helga marsala
mostra visitata il 2 dicembre 2006
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Cingolani è tutto e se lo puo permettere.
ciccio, ma artissima? come mai non ti presero?
premesso che a me Zuffi piace.
Non capisco pero' la logica secondo cui se a qualcuno non piace un'artista o la proposta in generale di una galleria deve essere additato necessariamente come un fallito, bah...
Si sara' ancora spero liberi di esprimere la propia opinione senza incontrare l'altrui offesa.
Questa è la mostra più raffinata che io abbia visto a palermo negli ultimi decenni; credo sia molto stupido e riduttivo provare a giudicare superficialmente e criticare il lavoro di una galleria che, con le proprie forze, su un territorio non proprio favorevole, VA AVANTI con coerenza e coraggio.
Ho avuto il piacere di visitare la mostra in occasione di un mio recente viaggio in Sicilia, mi ha sorpreso trovare a Palermo una galleria così seria ed impegnata, che al sud stia cambiando qualcosa? Complimenti a Francesco Pantaleone ed a Pamela Erbetta che mi sono sembrati molto disponibili, simpatici e preparati.
M.A.
Grande Zuffi! Le light -box da urlo (bona la modella), bellissima idea! La ceramica geniale.... la barricata fantastica!
Mi domando se chi ha espresso le perplessità nei commenti precedenti ha visto la mostra, penso di no.
caro marco, evidentemente tu sei dio e tutti la devono pensare come te. sei dio?
e vai francesco......
maria a. tornatene e saldati a Roma ....Palermo e' impegnata da parecchio tempo siete voi che avete gli occhi coperti dalla porchetta di ariccia!
Grazie del tuo commentucolo
per me era una bella mostra, poi ognuno pensi quello che vuole...