I suoi piccoli ritratti su tavola sono stati più volte accostati alle tradizionali icone religiose. Quasi una provocazione, in apparenza. Dal glamour al misticismo ce ne corre, e il lavoro di
Andrew Mania (Bristol, 1974) strizza l’occhio volentieri al luccichio di un mondo erotizzato, edonistico e narcisista. Ma c’è del vero, nell’ardito nesso.
I temi della superficie iconica, della reliquia e dello sguardo contemplativo sembrano in qualche modo ossessionare l’artista, che per la sua prima personale italiana non fa che rimarcare il gioco, già a partire dal titolo:
The unholy innocents evoca l’innocenza dello sguardo che spia e anela al bello, nel dialogo irrisolto tra peccato e santità, concupiscenza e distacco. Gli innocenti non-santi di Andrew sono ragazzi pettinati alla moda, languidi, appena sorridenti o malinconici, collocati in quella zona opaca dell’immagine che incrocia presenza e assenza, identità e neutralità, caratterizzazione sentimentale ed evidenza della cosa.
Sono pitture descrittive, dal sapore un poco pop, tratteggiate con realistica cura; eppure, non le si identifica: volti anonimi, senza racconto, che incidono sfondi floreali o neutri. Spesso inseriti all’interno di piccole installazioni a parete, i dipinti si integrano con materiali di recupero e cimeli del passato, offrendosi allo sguardo come ambigui oggetti devozionali.
Stessa anomala sospensione nelle fotografie in bianco e nero, ritratti di giovani uomini effeminati che abitano una dimensione del bello autistica, immateriale, muta.
È qui, in questa immediatezza illustrativa e insieme indefinita, che si rafforza la controversa corrispondenza con l’icona, esemplare punto di incontro tra rappresentazione ed astrazione.
E poi, il feticcio. Che siano immagini inossidabili di memorie familiari oppure oggetti d’ogni sorta archiviati con attitudine decadente, i suoi feticci del quotidiano fungono da materia prima per una retro-narrazione intima e insieme universale. A Palermo l’artista rovista tra mercati e negozi dell’usato, dove recupera specchi, stoffe, collane, cornici, chincaglierie, scampoli di cuoio. Il tutto viene assemblato con semplici puntine da disegno, per dar vita ad altarini o siparietti in cui messa in scena del profano e venerazione dell’oggetto-reliquia sembrano convivere a dovere. Gusto minimal e amore per l’accumulazione, dettaglio raffinato e accento dimesso, sensualità e freddezza determinano efficaci equilibri.
Un po’ dandy, un po’ omosex, l’estetica combinatoria di Andrew Mania consacra agli specchi il progetto palermitano: usato di volta in volta come puro ready made o come componente strutturale di architetture povere e precarie, ibridato con foto e ricami o trasformato in foglio da disegno, lo specchio assolve a più funzioni: allarga il campo dell’immagine, precipita lo spettatore nello spazio dei corpi ritratti, moltiplica il reale offrendo all’occhio aperture e interruzioni.
Rimirarsi, spiarsi, sdoppiarsi e non riconoscersi. In una parola: scoprirsi immagine tra le immagini, ennesima icona innocente e non sacra.
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Sandro e Leila naturalmente non hanno o fanno finta di non capire nulla del mio discorso .E'inutile sprecare il tempo
con chi non è informato bene sul mondo dell'arte e si riferisce solo alla galleria in questione.
L'arte è una cosa seria e le gallerie modaiole sono adatte ad un pubblico senza carattere e personalità.
Per fortuna che c'è Michele, "l'intenditore"!!!
Il problema non sono gli artisti, molti son bravi davvero, vedi abbate, chirco, longo, simeti. Il problema il piu delle volte è una realizzazione un po' sciatta di alcuni progetti che appaiono poco seguiti dal gallerista, quasi delle ipotesi di mostra, che seppur muovono da intenti ottimi finiscono per sembrare embrionali.
la bilancia pensa piu verso l'immagine (e qui pantaleone è bravo)e un po meno verso la qualità effettiva della realizzazione.
Inoltre è strano che su exibart la cronaca d'arte palermitana rappresenti cosi' parzialmente la situazione attuale, come certe recensioni sembrino piu dovute che volute ed altre assenti.
Michele mi sa che sei tu che sei un po' fuori rotta!
Concordo con Antonio Lisciandrello sul fatto che Pantaleone sia bravo per quel che riguarda la sua immagine soprattutto quella che hanno di lui fuori Palermo, però nello specifico mi sembra che la mostra in questione (Mania) non sia sciatta anzi fin troppo curata, quasi leziosa.
Devo però spezzare una lancia in favore di Exibart, la situazione palermitana mi pare abbastanza ben focalizzata, mi sono persa qualcosa?
Cara lella,
le recenzioni sulle mostre a Palermo sono monopolizzate su exibart da Helga Marsala che scrive quasi escusivamente solo per Pantaleone.
la classica mafia culturale palermitana!!! Ognuno evidentemente coltiva il suo orticello!!!
Caro Edoardo, a parte che mi chiamo Leila e non Lella (quella forse è tua sorella) comunque, quanti anni hai? Parlare di mafia culturale a Palermo nei confronti della povera Helga dimostra una certa ingenuità, la "mafia culturale" (se così la vuoi chiamare) a Palermo è stata, ed è ancora, detenuta da gente come Eva di Stefano, Paola Nicita e poche altre, che non hanno fatto muovere una foglia per anni se non c'erano loro di mezzo, Helga lavora molto e bene e se tu avessi l'obiettività di dare uno sguardo alle recensioni precedenti scopriresti che Helga si è occupata di molte altre gallerie.
La mafia caro Edoardo è ad altri livelli, guarda le mostre che hanno finanziamenti pubblici, guarda da chi sono curate, leggerai nomi come Di Stefano, Troisi, Giordano, Ferlito, Paparoni, Mercurio & co.
Se poi tu sei il portavoce di gallerie che non hanno spazio e che fanno mostre di alta qualità, perchè non inizi col citarne qualcuna così forse Helga se ne potrà occupare, senza sibilline misteriore insinuazioni di mafia culturale.
mi chiedo e non so voi...perche exibart non inserisce la voce palermo nell'indice delle recensioni del sito... genova ce' e ha un fermento culturale molto inferiore a palermo " due o tre mostre all'anno...palermo invece viene inserita alla voce sicilia ma le mostre prensenti su questa voce sono per lo piu provenienti da palermo almeno piu di otto all'anno.
Palermo e' la 5 citta' italiana per importanza culturale storica e contemporanea.
forse la 4 citta italiana piu conosciuta nel mondo.
e viene integrata in un a regione .
che ne dite? facciamo una proposta ad exibart di dare la giusta importanza ad una citta del sud con pieno fervore culturale?
grazie
Caro c.a.s.a.,
mi trovi perfettamente d'accordo, mi sembra giusto aldilà del paragone con Genova, proprio per la dignità della città e per il fermento culturale dal quale è pervasa negli ultimi anni.
Suggerirei (anche se mi rendo conto che forse va un po' oltre) di scrivere il nome delle regioni e delle città maiuscolo sul sito. Sottoscrivo pubblicamente la proposta di c.a.s.a. e mi riprometto di scrivere personalmente al direttore Tonelli per chiedere questa cortesia.
Francesco Pantaleone
sottoscrivo anche io!
Adesso si che ci siamo.
Leila sono perfettamente in linea con te; quando parlavo di orticello intendevo infatti quello che privilegia Helga su exibart, ma indubbiamente tu sei andata avanti e ti condivido a proposito degli altri nomi che hai fatto e che di "grossi orti " se ne intendono.Io non sono palermitano ma conosco bene la realtà culturale di questa città; di cose ne avrei da dire, mi limito per il momento ad osservare ed evidenziare ciò che vedo.Le mostre di Pantaleone comunque sono tremendamente noiose!