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Fino al 28.V.2001 | Martin Creed – Work n° 265 | Palermo, Micromuseum

di - 11 Maggio 2001

Quattro metri per cinque, venti metri quadrati circa. Queste sono le misure record del “Micromuseum for Contemporary Art and Culture”, uno spazio di produzione culturale dalle dimensioni microscopiche e con un programma interessante e articolato, creato e diretto da Paolo Falcone. Se qualcuno storcerà il naso pensando che l’arte contemporanea abbia necessariamente bisogno di grandi spazi espositivi, grandi budgets, grandi finanziatori, pubblici o privati, ritenendo che solo ciò che è grande e costoso possa essere dotato di autorevolezza, e di capacità di coinvolgimento dovrà ricredersi: piccolo è bello, e anzitutto piccolo funziona. L’idea base è quella di creare realtà simili anche all’estero e dare vita ad una rete di Micromuseum sparsi per il mondo, grazie anche a degli accordi con le maggiori istituzioni internazionali legate all’arte contemporanea, quali lo Stedelijk di Amsterdam, il Guggenheim di New York, il Moderna Museet di Stoccolma.
La prima mostra ad inaugurare questo spazio nel cuore di Palermo, è una personale di Martin Creed, uno degli artisti più rappresentativi della nuova generazione inglese, e che il catalogo “Cream – Contemporary Art in Culture” include tra i 100 migliori artisti contemporanei.
La mostra di Creed propone una grande installazione, un’opera ‘site specific’, cioè specificamente concepita e realizzata per questo luogo, così come lo saranno le prossime iniziative espositive di Micromuseum, che vedono coinvolti i più grandi nomi dell’arte italiana ed internazionale (Grazia Toderi – a giugno- Carsten Hoeller, Paola Pivi, Douglas Gordon, Monica Bonvicini, Liam Gillick, Liliana Moro, Richard Billingham).
Work n° 265, questo il titolo del lavoro di Martin Creed, è un intervento e al contempo una riflessione sullo spazio. L’artista inglese invade la non grande stanza di Micromuseum con 1599 palloncini gialli, pieni d’aria, di 40 centimetri di diametro e tutti uguali, che occupano oltre la metà del volume della stanza stessa. Il visitatore, incuriosito da quella massa allo stesso tempo familiare ed insolita , è costretto ad immergersi in essa, anche perché la stanza espositiva si trova qualche metro più in basso rispetto all’entrata ed è necessario scendere dei gradini. L’effetto è quello di calarsi in una inconsueta piscina. I palloncini, massa inconsistente e quasi virtuale, avvolgono delicatamente il corpo, si spostano rapidamente verso l’alto, emettono un suono ammaliante simile a quello delle onde del mare. Il risultato è un grande coinvolgimento emotivo per il visitatore, che si trova ad essere immerso in uno spazio che lo avvolge totalmente, e che cancella i tradizionali punti di riferimento.
Affiora un desiderio di gioco, un vago senso di malinconia per l’infanzia perduta, metafora dai tanti contenuti, ma anche un senso di pace e di benessere. Quel materiale, in fondo banale, scontato, quotidiano, che pensavamo di conoscere a fondo, svela d’un tratto una magia inaspettata. Work n° 265 è essenzialmente una scultura interattiva, nel senso che effettivamente il visitatore la penetra, ne determina la modificazione della forma, dà e riceve. Alla diffidenza iniziale, ad un vago senso di spaesamento all’interno di quella massa di aerostati gialli, subentra un senso di beato estraniamento e come in un sogno, quella stanza di cinque metri per quattro diventa infinita.

Martin Creed, lei è solito utilizzare materiali ed oggetti tratti dal mondo quotidiano, come metronomi, luci al neon, scritte luminose, mobili, e nel caso di questo intervento a Micromuseum dei palloncini. Qual è il motivo di questa scelta?
Non c’è una ragione particolare. Io scelgo i materiali che attirano la mia attenzione, ma potrebbe essere benissimo qualsiasi cosa, la scelta del materiale non ha cioè alcun significato specifico per me. Il mio metodo di lavoro parte da un progetto su carta molto rigoroso, dopodiché lo realizzo e non di rado emergono in corso d’opera tanti aspetti magari ai quali non avevo pensato in principio. Ad esempio è stata un po’ una sorpresa il rumore delle onde del mare che fanno i palloncini in questa installazione palermitana. Ho realizzato un’opera simile nella Galerie Analix B & L.Polla, a Ginevra (“Half the air in a given space”), con palloncini più piccoli e bianchi, ed essendo il luogo molto più grande, questo effetto non era così evidente.

Il critico Matthew Higgs sostiene che il suo uso di oggetti della quotidianità sia un modo efficace di dare “un’immagine schietta della realtà quotidiana”…
Questa potrebbe essere una delle possibili interpretazioni. In realtà io penso che l’opera d’arte per sua stessa natura si presti a letture anche molto diverse tra loro, o che comunque si svolgono su piani differenti.

Vi è una sua frase che viene spesso citata “I miei lavori non riguardano nulla in particolare”. Potrebbe spiegare che cosa intende con quel “nulla in particolare”?
Beh, al di fuori di un preciso contesto è difficile spiegare il significato di questa affermazione…però ad esempio io non uso i palloncini per un particolare significato, sono solo contenitori d’aria. La mia ricerca riguarda proprio l’aria, come elemento che appartiene a chiunque. Volevo provare a realizzare un’opera che usasse questa miscela gassosa che si trova ovunque per farne una scultura.Così gonfiare i palloncini è una creazione, ma al tempo stesso non è niente, è solo aria.

Trovo che nei suoi lavori ci sia una forte componente di giocosità, nel senso che lei sembra, tra le altre cose, voler comunicare gioia e felicità al fruitore dell’opera. E’ corretta questa visione?
Come ogni interpretazione questa non può che essere parziale. Lo scopo primario delle mie opere non è ovviamente quello ricreativo…tuttavia che il pubblico provi, relazionandosi con i miei lavori, un senso di pace e di benessere spirituale, beh, questo non mi dispiace affatto..

Lei ha esposto nelle sedi internazionali più prestigiose del mondo, in Italia e all’estero.
Cosa consiglierebbe ad un giovane artista italiano di talento che voglia ‘sfondare’ nel mondo dell’arte?

Anzitutto credo che sia completamente sbagliato cercare spasmodicamente il successo, come obbiettivo principale. Ogni artista dovrebbe cercare semplicemente di guardarsi attorno e di esprimere nel modo più spontaneo possibile quello che ha da dire. Un consiglio che mi sento di dare, e che è stato nella mia vita molto importante, è quello che mi è stato impartito in Inghilterra dal mio insegnante d’arte, e che vale anche per le cose più piccole ed insignificanti di tutti i giorni: “Make it bigger!”.


Ugo Giuliani



Palermo – Martin Creed, Work n° 265, Micromuseum for Art and Culture, Via torrearsa 15. Tel 091 329763. Apertura da martedì a domenica dalle ore 11.00 alle ore 20.00. Informazioni: Via Patania 29, 90133. Tel 091 585062 – fax 091 580644. Email: info@micromuseum.org. Website: www.micromuseum.org . Biglietto L.6000 . Tessere e sottoscrizioni annuali da L.35’000 a L.1’000’000 . Per informazioni sulle tessere annuali scrivere al seguente indirizzo email: membership@micromuseum.org
Segreteria organizzativa: Chiara Battaglia : c.battaglia@micromuseum.org
Stefania Romano: s.romano@micromuseum.org
Foto di SHOBHA


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