Palermo è stata protagonista di un doppio appuntamento che ha condotto la ricerca di Regina Josè Galindo (Guatemala, 1974) a confrontarsi con il territorio locale, con le culture e le etnie che vivono in città. Le memorie e i luoghi, gli estratti del corpo e i relativi reperti fotografici: così si dispiega questo doppio incontro promosso da Arcigay e Palermo Pride in collaborazione con il Padiglione D’Arte Contemporanea, su ideazione e coordinamento di Antonio Leone. La performance del 23 aprile, all’Orto Botanico e la mostra antologica ai Cantieri Culturali alla Zisa di Palermo inaugurata il giorno successivo. All’Orto Botanico, luogo connotato da una ricchissima varietà di piante proveniente da tutto il mondo, le comunità dei migranti (e non solo) si sono aggrappate, insieme alla Galindo, alle loro radici piantate in una terra che gli è straniera.
L’antropologo Ronald Frankenberg durante un convegno alla fine degli anni Ottanta disse che era stata una grande sorpresa per lui apprendere durante quel convegno “che gli esseri umani vivono in corpi, mentre prima pensavo vivessero in comunità”. Il frame dello sguardo pseudo-scientifico che contestualizza la performance colloca immediatamente lo sguardo e il pensiero dentro una precisa disgiuntura, anzi una frattura intrattabile tra l’individuo e le relazioni che intrattiene con gli altri, cioè tra corpo individuale e corpo sociale (“la famiglia” o “la comunità”, come direbbero alcuni antropologi, oppure “il gruppo”, o addirittura “la tribù”, come direbbero alcuni sociologi e alcuni esperti di marketing), tra lo sguardo soggettivo degli individui arrivati fin lì per interrare le loro braccia fino a toccare le radici dell’albero proveniente dal proprio paese di origine, e quello oggettivo preso in prestito dal mondo della botanica. Non c’è violenza evidente in quei corpi aggrappati al suolo, c’è però il trauma dello sradicamento, paradossale condizione che fa di ogni luogo un potenziale spazio di convivenza e integrazione permanente.
La mostra ai Cantieri Culturali, riproposizione della mostra antologica inaugurata al PAC di Milano nel 2014, con una nuova e più ampia veste, ripercorre il processo creativo dell’artista, la sua ricerca e anche la sua storia più intima. Nel padiglione di ZAC sono presenti più di trenta fotografie che mostrano gli attimi più cruenti delle performance e i reperti, gli oggetti che hanno fatto parte di quelle performance. Documenti fotografici e residui corporali dunque, tant’è che non può non venire in mente Roland Barthes che inizia a riflettere sulla fotografia chiedendosi: “che cosa sa il mio corpo della Fotografia?”. Aprire così uno spazio conflittuale tra la scientificità e la soggettività dello sguardo fotografico; la Galindo considera come punto di partenza della sua ricerca la sua emozione, e sono le scelte dei quattro curatori dell’intero progetto (Giulia Ingarao, Paola Nicita, Diego Sileo e Eugenio Viola) che coordinando la performance e scegliendo le immagini, hanno mirato a quelle che più di altre creassero un dispositivo di memorabilità, tanto quanto di amnesia: cosa trattiene questo archivio di immagini? Quale architettura affettiva costruisce? E cosa più o meno volontariamente tralascia? Sembra trattenere dei frammenti di corpi, fermati in un istante del loro continuo modificarsi. Costruisce una sorta di comunità residuale e dunque fa funzionare l’archivio come dispositivo di “affiliazione”, di costruzione di legami, di contatto tra gli oggetti (o i soggetti) che lo compongono, non necessariamente motivato da affinità o differenze. Non si tratta di uno sguardo comparativo, né associativo. Piuttosto sembra uno sguardo compilativo, con la (solo apparente) freddezza che nasconde.
Salvatore Davì
performance vista il 23 aprile 2015
mostra visitata il 24 aprile 2015
Raìces, performance di Regina Josè Galindo
Orto Botanico – Palermo
performance il 23 aprile 2015
Dal 24 aprile al 28 giugno 2015
Estoy viva. Regina Josè Galindo
Cantieri Culturali alla Zisa – Zac, Zisa Arti Contemporanee
Orari: dal martedì alla domenica dalle ore 9.30 alle ore 18.30
Lunedì chiusi
Info: cultura@comune.palermo.it, rubercontemporanea@gmail.com