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fino al 28.VII.2011 Body painting e Performance Rabarama Sicilia Fashion Village, Agira (en)
sicilia
Può un non-luogo dialogare realmente con l'arte, senza rischiare l'esplosione? E l'arte può impunemente sopportare la contiguità del vacuo? Qual'è il ruolo dell'imprenditore in relazione all'arte e soprattutto cos'è oggi arte?...
Nella conferenza stampa dell’Evento “Rabarama” al Sicilia Fashion Village – presenti tutti i livelli istituzionali, in mezzo a un parterre curiosamente strabordante e trasversale di big della politica locale – le carte si sono un po’ mischiate. Va bene e fa piacere che un’impresa del nord possa lavorare in Sicilia e con i siciliani senza “condizionamenti”. Va bene ed è importante, per un progetto di rinascita economica, culturale e turistica, la sinergia venutasi a creare tra l’impresa e le istituzioni. Va benissimo, ed è intelligente, la sponsorizzazione da parte del Sicilia Fashion Village di importanti iniziative come quelle legate al rientro della Venere, o la prossima riapertura del Museo Archeologico di Palazzo Varisano ad Enna. Ma far passare l’idea che un centro commerciale, per quanto di “alto livello” e prestigioso, possa essere, come a più voci detto, “un punto di riferimento per la cultura e l’arte contemporanea” è tutta un’altra cosa.
Quando Rabarama, al secolo Paola Epifani (Roma, 1969), che non è stilista, parla di “connubio tra arte e moda” presentando le sue opere, soddisfatta che possano sposarsi con un luogo così “sereno e piacevole”, non vede il baratro che apre ai suoi stessi piedi?
Solo un’anacronistica monumentalità che non riesce a caratterizzarsi né a farsi dimenticare. Resa irreparabile da quegli ingombranti plinti che accrescono lo spazio di incomunicabilità tra l’opera e chi la interroga. Cose, che non riescono a sfuggire, sebbene ingigantite, alla loro natura di oggetti da tavolo, “soprammobili da piazza” avrebbe detto Argan. Materia pesante, sollecitata invano da un colore che resta decorativo e di superficie nonostante le intenzioni, riportate peraltro con paroloni pseudo-filosofici e lunghi ragionamenti confusi su targhe alle quali sarebbe bastato nome, data, tecnica, dimensione. Quando l’opera non parla da sola…
Quanto al bodypainting, è un già fatto, trattandosi di due ragazzi già pitturati come le statue, utilizzati per scoprirle prima e in un piccolo intrattenimento coreografico sul palco poi. Troppo, parlare di performance. Centri commerciali al posto di vere piazze, ambienti naturali e città vive. Grosse operazioni di marketing al posto di professionisti e studiosi dell’arte screditati dal qualunquismo di una macchina pubblicitaria che decreta vincenti e perdenti. L’impressione è che il caso “Rabarama” possa essere la punta di un iceberg e che si stia collaudando un sistema. Attraverso un tam tam mediatico basato su poco o nulla si condiziona e si invade il mercato (peccato siano poi le nostre città e i nostri figli) con i toni di una televendita. Cominciando la colonizzazione (mentre gli artisti locali annaspano per sopravvivere) dai centri più piccoli e permeabili, cui si ammannisce – basta leggere un po’ di innocenti cronache italiane per accorgersene – lo stesso prodotto, lo stesso spettacolo, la stessa merce.
cinzia farina
mostra visitata il 28 maggio 2011
dal 28 maggio 2011 alle ore 19:00 al 28 luglio 2011
Body painting e Performance Rabarama
Sicilia Fashion Village, Agira (en)
a cura di Happening Emilia
per gentile concessione della Galleria Vecchiato di Padova
C.da Mandre Bianche – Agira (en)
Contrada Mandre Bianch A19 Uscita Dittaino
ingresso: libero tutti i giorni
info: info@siciliafashionvillage.it; telefono +39 0935950040 , +39 0935950607 (fax) www.siciliafashionvillage.it
ufficio stampa: Ajs Connection srl – Relazioni Pubbliche e Comunicazione
info@ajsconnection.it
095-7116077
[exibart]
Sempre fuori dall’ordinario l’imprevedibile Rabarama.
Ed evidentemente oramai è certamente limitativo inserirla nel contesto dell’arte quotidiana.
Questa va ben oltre.
Praticamente si potrebbe parlare di
“Michelangiola” del 21 secolo senza esagerare. A conferma
un amico mantovano alla visione- per lui nuova- dei suoi capolavori,estasiato, ha esclamato,
“anghè dubi”(non ci sono dubbi).
G.P.
Ma stai scherzando, GP, vero?
Gentile Carlo,
come si può non scherzare sui e sulle Rabarama varie che ci sono in giro in bella evidenza?
La serietà su “questi equivoci senza importanza”,ben retribuita,lasciamola ai Luca Beatrice impunemente circolanti,ossia i secondi che in ogni caso non saranno mai
primi(e anche qui”anghè dubi”).
Un cordiale saluto,
GP
Sculture tanto terribili quanto inutili…
Lo so, il tuo nome mi diceva qualcosa, poi mi sono ricordato della lettera che hai mandato a Flash Art sulla mostra Italics! Un caro saluto anche a te.
L’arte oggi e’ , come da sempre, espressione e linguaggio comunicativo. Rabarama esprime dubbi e tensioni non risolte, ma in via di definizione. La maturazione dell’artista e’ progressiva e palese nelle evoluzioni stilistiche delle sue opere. Il suo stile e’ inconfondibile..e gia questo, di per se’, ne attesta l’originalità.
Inutili e inefficaci le critiche della commentatrice , poiche’ l’arte non ha bisogno di “luoghi” particolari per essere esposta…ha solo necessita di essere vista…di essere commentata, discussa e ,perché no, criticata, ma mai “reclusa ” in spazi magari blasonati, ma sempre per pochi…e che, in italia, pochi frequentano..come i musei!
Facciamola incontrare con “la gente” e la cultura crescerà… Come e’ giusto che sia. Brava Rabarama !!!