La fotografia? Premessa di un pensiero profondo. Affermare che l’uomo è immagine “non vuol dire assolvere qualsiasi tipo di rappresentazione” – scrive Jean Jaques Wunenburger – “vuol dire solo scommettere sulla promessa che l’immagine, meglio forse della sensazione e del concetto, sia, sotto certi aspetti e in certe occasioni, la premessa di un pensiero profondo”. Può così accadere che quanto vi sia di più esteriore possa familiarizzarci con quanto vi sia di più intimo. L’immagine in questo senso, costituisce lo specchio privilegiato della vita dello spirito.
Assolte, perché epurate dagli stereotipi usualmente appiccicati alla Sicilia, le immagini di tre grandi fotografi, Giovanni Berengo Gardin, Carmelo Bongiorno e Giovanni Chiaramonte , che hanno scelto la città di Catania come soggetto e poi come grande galleria in cui esporre i propri sguardi.
Tre sguardi sulla città , diversi per modo, provenienza geografica e persino per età, ma con un’unica traccia. Dodici immagini per ogni autore che verranno replicate ed esposte nei grandi spazi pubblicitari in giro per la città.
L’immagine costituisce lo specchio rivelativo della vita di ogni luogo dell’uomo, e da questo punto di vista, dopo la grande stagione di Enzo Sellerio e Ferdinando Scianna, la Sicilia si è trasformata in un insieme di città uniformemente invisibili, rappresentate soltanto nello specchio deformante delle tragedie di mafia e in quello falsificante dei luoghi comuni del turismo di massa. Nelle immagini in bianco e nero di corpi sanguinanti ammazzati per strada, o in quelle di spiagge incontaminate tra colonne greche, ulivi e fichi d’India, nei colori improbabili di albe e tramonti come in un Truman Show .
Occasione artistica, e civile, di questa mostra è stata L’isola intima del catanese Carmelo Borgiorno; sette anni di ricerca in un viaggio tra i luoghi e le emozioni della sua terra, presentati nel 1997 con un volume e una mostra itinerante in cui il travagliato biancore della sua fotografia sublima l’opacità nera della materia. Bongiorno si è dedicato fin dall’inizio della sua carriera alla ricerca di un linguaggio personale, fondando nell’83 il Gruppo Fase, pura sperimentazione artistica sulla base di un uso inconsueto dello specifico fotografico; e consolidando in seguito la propria ricerca anche attraverso il confronto con altri campi dell’arte (musica, pittura, video).
Giovanni Chiaramonte, pur essendo nato a Varese, ha precocemente conosciuto la Sicilia, nel sangue dei propri genitori, gelesi, e poi in un viaggio di ritorno a Gela nei tempi e nei luoghi del Mediterraneo (Ai confini del mare, 1999). Dopo una prima stagione astratta e informale, influenzata da certe tendenze della Pop Art e dell’Arte Concettuale, si è dedicato alla relazione tra luogo e identità dell’uomo in volumi come Penisola delle figure; ha affrontato in due momenti il tema e il dramma essenziale delle radici e del destino dell’Occidente con Terra del ritorno e Westwards, e ancora Mondocittà con Joel Meyerovitz e Pellegrinaggi occidentali.
Per presentare Gianni Berengo Gardin bastano le sue foto, e, per i più increduli e reticenti, alcune delle gratificazione professionali che gli sono state riconosciute:
ha collaborato con le principali testate di stampa italiane ed estere, ha pubblicato oltre 180 volumi fotografici ed ha tenuto circa 70 mostre personali (la più recente alla Leica Gallery di New York, 1999); nel 1972 la rivista Modern Photography l’ha considerato tra i 32 fotografi migliori; nel 1975 Cecil Beaton lo ha inserito nel libro “The genius of Photography from 1839 to the present day”; Italo Zannier nella “Storia della fotografia italiana” lo definisce il fotografo più ragguardevole del dopoguerra.“Solo nei resoconti di Marco Polo, Kublai Kan riusciva a discernere, attraverso le muraglie e le torri destinate a crollare, la filigrana di un disegno così sottile da sfuggire al morso delle termiti”, diceva Italo Calvino. Allo stesso modo Berengo Gardin, Bongiorno e Chiaramonte rendono riconoscibile la trama dell’uomo contemporaneo nella sua luce e nella sua ombra.
ilenia suma
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Che bella cosa! Fa venire voglia di andare a vivere a Catania.
...complimenti.. davvero una bella mostra..
insolita.. perchè era difficile da vedere..
..tutta in una volta.. quando si dice soldi spesi bene..
alla prossima..