La memoria del luogo, il paesaggio, la ricerca sulla materia classica della pietra: sono queste le premesse da cui muovono i lavori di Peter Briggs (Gillingham, 1950). Britannico, ormai naturalizzato francese – dal 1983 insegna scultura all’Accademia di Belle Arti di Tours- Briggs torna in Sicilia per la realizzazione di un nuovo intervento ambientale nelle campagne del trapanese, appena fuori Gibellina, già sede storica di straordinarie operazioni di arte nel paesaggio a partire dal tragico terremoto del 1968.
Infracassables noyaux de nuit è un lavoro permanente appositamente ideato per il giardino del Baglio Di Stefano: un giardino a terrazze che scende in maniera molto scenografica dalla montagna a valle e trova in una grande fontana circolare di pietra il suo punto d’arrivo. È proprio intorno a questa vecchia fontana che Briggs ha sistemato le sue sculture: frammenti in perlato di Alcamo e ossidiana di Lipari che puntellano, come sentinelle silenti, uno spazio quadrato attraverso cui si apre la vista sul panorama della campagna siciliana.
L’interesse di Briggs per Auguste Rodin e Medardo Rosso, fino a Franz Wotruba e a Lorenzo Guerrini, dichiara la preoccupazione dell’artista per una dimensione spaziale della sua opera, anche rispetto ai problemi di relazione con l’ambiente esterno, con particolare riferimento alla capacità di assorbimento della luce dei materiali utilizzati.
È questo del resto il tema della mostra allestita contestualmente nelle quattro sale del Museo delle Trame del Mediteranno. Sette installazioni in vetro soffiato argentato, acciaio émaillé e pietra indiana trasformano lo spazio espositivo in un atélier delle meraviglie in cui il visitatore è invitato a confrontarsi direttamente con le superfici specchianti delle opere, in modo da porsi dentro l’opera stessa e acquisire così un punto di vista ribaltato rispetto ad una fruizione tradizionale dell’oggetto artistico.
Gli specchi sono una tappa fondamentale nella ricerca di Peter Briggs, a partire soprattutto dai ripetuti soggiorni di studio in India tra il 2001 ed il 2003. Il progetto complessivo della sua ricerca è infatti improntato ad un doppio criterio, artistico-estetico e didattico nello stesso tempo. Nella misura in cui l’artista, nella lavorazione di Infracassables noyaux de nuit, pratica la memoria visiva del paesaggio frammentato, allo stesso modo il visitatore della mostra è sollecitato ad coltivare e interrogare continuamente lo sguardo, fino alla ricomposizione ideale di quella totalità spaziale, architettonica e paesaggistica che nutre lo spirito dell’indagini di Briggs sul frammento recuperato. Unica totalità possibile di una condizione moderna, al filtro di una realtà riflessa e ogni volta differente.
davide lacagnina
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