Quell’ambiguo –e per tanti versi contraddittorio– periodo della storia della pittura italiana fra la fine degli anni Cinquanta ed i primi anni Sessanta del Novecento rimane certamente fra i più intensi e ricchi di aperture (in buona parte inedite) per gli sviluppi delle successive ricerche artistiche. È come se si fosse configurata allora, in quel momento cruciale del dibattito critico internazionale, una linea tutta italiana di proposte e posizioni diverse che, nel recupero della lezione delle avanguardie storiche e nella problematizzazione delle più recenti esperienze di neo-avanguardia, stesse cercando di definire una propria speciale identità all’interno della quale risolvere il confronto con una realtà storica sempre più complessa ed in radicale, violenta trasformazione.
In questa direzione si muoveva polemicamente l’autodefinitosi collettivo “Il Pro e il Contro”. Costituitosi a Roma nel 1961, su iniziativa dei pittori Ugo Attardi, Ennio Calabria, Fernando Farulli, Alberto Gianquinto, Piero Gruccione, Renzo Vespignani e dei critici Antonio Del Guercio, Dario Micacchi e Duilio Morosini, il movimento credeva nella possibilità di una terza via da percorrere che, di là dalle sterili polemiche e dalle involuzioni accademiche in cui ormai agonizzavano astrattismo e realismo, ritrovasse le ragioni (e le possibilità tecniche) più antiche della pittura dei “padri” – da Signorelli a Velasquez, da Goya a Bacon – in un ritorno duro alla significazione come più autentica opportunità di adesione alle problematiche della nuova società contemporanea.
La mostra di Marsala, a cura di Sergio Troisi, intende colmare la lacuna storiografica che esisteva fino ad oggi relativamente a questa importante situazione dell’arte italiana negli anni Sessanta; e lo fa proponendo una meritoria selezione di circa sessanta opere dei protagonisti di quella stagione – cui si aggiunse, nel 1963, l’appendice milanese di Gianfranco Ferroni, Giuseppe Guerreschi e di Bepi Romagnoni – con l’intento
L’avventura del collettivo può infatti dirsi conclusa per quella data, almeno nel suo proporsi come movimento organizzato con le numerose pubblicazioni e le mostre collettive che ebbero come riferimento principale le gallerie romane de La Nuova Pesa e de Il Fante di Spade. E tuttavia dalle opere in mostra continua ad emergere una straordinaria vitalità di pensiero, fondamentale per seguire tanto gli esiti dei singoli artisti – protagonisti ancora oggi della scena artistica nazionale – dopo lo scioglimento del gruppo, quanto certi importanti sviluppi della pittura figurativa in Italia, almeno fino ai primi anni Ottanta e oltre.
davide lacagnina
mostra visitata il 18 settembre
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