20 gennaio 2011

fino al 4.II.2011 Per Barclay Palermo, Francesco Pantaleone

 
Specchi d’olio su cui si riflettono soffitti affrescati. L’architettura si espande nel liquido, cambiando aspetto e fissandosi tra i confini di una fotografia. Un progetto nel segno del doppio...

di

Il lavoro di Per Barclay (Oslo, 1955) si nutre di una serie di ambiguità formali, percettive e concettuali, da cui tutta la tensione dell’immagine scaturisce con evidenza. Opposti che convivono su uno stesso piano visivo, inaugurando l’avventura estetica che stringe opera e sguardo in un accattivante faccia a faccia. Opera che, per l’appunto, vive fin da subito nel solco di uno status identitario doppio: da un lato la genesi di un processo installativo che modifica lo spazio fino a renderlo, però, inaccessibile; dall’altro l’approdo a una forma conclusa, testimonianza ed eternizzazione dell’incantesimo visivo che, ancora una volta, si fonda sull’idea spiazzante di sdoppiamento.
L’invasiva azione originaria viene dunque sottratta all’esperienza corporea; mentre tutto ciò che resta è un’immagine filtrata, appositamente costruita.
Le fotografie di Barclay non sono mai mera documentazione. Collegate al gesto iniziale ma rispetto a esso autonome, vivono in una dimensione estetica rigorosa e organizzano, a loro volta, ulteriori costrutti visivi.
L’artista norvegese da vent’anni invade stanze con liquidi che inghiottono il pavimento. Una pellicola a volte densa e scura, a volte trasparente, si spalma sul suolo e allaga gli ambienti: olio, acqua, sangue o vino mutano l’aspetto dei luoghi e il loro impatto sui sensi e l’immaginazione. Impossibile entrare, impossibile percorrere questi spettacolari specchi fluidi, esponendosi a una nuova possibilità d’attraversamento. Sbirciare dall’esterno è l’unica opzione che resta. Un lavoro né interattivo né performativo, che si risolve in uno studio accurato dei fenomeni ottici e della straordinaria incidenza della luce sulla percezione dello spazio. I liquidi non sono che strumenti grezzi per espandere perimetro e volume dei luoghi, sfruttando il potere del riverbero che sdoppia i soffitti e le pareti.
A Palermo Barclay concepisce un intervento ad hoc per il barocco Palazzo Costantino. È nella sala in cui è affrescato lo scenografico Trionfo di Costantino, opera di Giuseppe Velasco, che l’artista si sofferma. Il meraviglioso teatro dipinto si specchia sul lago di olio industriale, duplicandosi come inconsapevole Narciso. E torna l’ambiguo, nella contrapposizione tra superficie e fondo, tra vertigine e deriva. C’è l’immagine di un mare nero in cui precipitare, e poi invece quei riflessi dall’alto che si stendono sul piano. E ancora, azione contro contemplazione: l’avanzare quasi aggressivo, selvaggio, di una massa cieca dentro un pregiato interno storico, si risolve nell’estetizzante e formalissima misura dello scatto fotografico.

Ma se è questa la forza del lavoro di Per Barclay, forse ne è un po’ anche il limite. La freddezza delle sue immagini, frammenti residui dopo l’allagamento, lascia un pizzico d’insoddisfazione, desiderio inappagato di inabissamento. L’estremo formalismo che connota tutto il lavoro (lo stesso uso dei liquidi è privo di valori simbolici o allusioni spirituali, alchemiche, organiche, esistenziali) consegna la bellezza dell’informe alla compiuta perfezione della cosa, allo stupore dell’effetto, alla distanza dello sguardo dal di fuori. Una freddezza che seduce, ma che conduce alla nostalgia del rischio.

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mostra visitata il 4 dicembre 2010


dal 4 dicembre 2010 al 4 febbraio 2011
Domani a Palermo #14 – Per Barclay
a cura di
Laura Barreca
Galleria Francesco Pantaleone Arte Contemporanea
Piazzetta Garraffello, 25 (zona mercato della Vucciria) – 90133 Palermo
Orario: giovedì ore 16-20; gli altri giorni su appuntamento
Ingresso libero
Info: tel. +39 091332482; info@fpac.it; www.fpac.it

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