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Se l’arte è un canale, un tramite per comunicare emozioni, percezioni e sensazioni, quella di Carlo e Fabio Ingrassia, con la freschezza della loro età, accende impressioni assopite, che all’improvviso si svegliano e pressano per uscire fuori.
Un lavoro a quattro mani, vicendevole e complementare, dal titolo evocativo, “Solo la terra resiste alla terra” che si presta allo studio di elementi simili ma differenti, vicini ma allo stesso modo lontani. A un anno di distanza dalla prima antologica al Museo Macro di Roma, la mostra nel Comune palermitano – da sempre cuore pulsante delle Madonie – impreziosisce una personale che rimanda alle origini, attraverso un registro che ascende e discende dalla cultura popolare a quella colta e viceversa.
Curata da Laura Barreca – direttrice del Museo civico di Castelbuono che ospita l’evento – e Valentina Bruschi, la rappresentazione delle 6 opere di matrice bidimensionale e scultorea, esaltano ora le radici insulari dei Gemelli, ora la loro attitudine a superare i confini territoriali, per spingersi laddove l’arte si mescola con la fisica e in cui il movimento della materia si rende visibile in tutta la sua poliedricità.
Partendo da tale presupposto, si capisce il perché Rinunciare all’idea di un altro mondo, sia creato utilizzando del materiale piroclastico, cioè del magma espulso da uno dei crateri laterali dell’Etna a seguito della più distruttiva esplosione del vulcano, datata 1669. Una scultura solida, statica, frutto della forza della natura, a cui si somma la mano dell’uomo, che nella fattispecie ha aggiunto “un elemento ondulato in vetro”, così fragile, ma anche così mobile e affine alla medesima sostanza terrosa della bomba vulcanica – come in gergo è chiamata l’opera nel suo complesso.
Gli opposti che si attraggono, tratti antipodi che si incontrano per creano nuove congiunzioni. È così per due opere inedite della serie figurativa Astrazione Novecentista, che apre una riflessione sulla luce e il colore. Facciate di edifici disegnate dai pastelli, per dimensioni finali davvero contenute – la prima circa 7 x 8 cm e la seconda 4 x 4 cm – che rimandano a due strutture ideologicamente contrapposte, ma nella pratica affini. Si tratta di una casa dai tetti spioventi di matrice Nord Europea e una moschea islamica.
Infine, altre due opere inedite, dal medesimo titolo, Congiunzione di due oceani, che fanno parte della serie “Velature”. Un corollario artistico in cui il disegno e la scultura si fondono attraverso il comune colore che li caratterizza. Come spiegano i fratelli Ingrassia, per queste ultime due rappresentazioni si “condensa l’unione di una materia variabile che si è fatta sostanza. Tale variabile da un lato è strutturata da una superficie disegnata a pastello, dall’altra invece si presenta come oggetto scultura, assurge a luce, divenendo subito corpo tridimensionale. La sensazione che si prova – continuano i due fratelli – è come qualcosa di molto fragile, leggero e polveroso, ma che invece ha un suo peso. L’immagine disegno invece, che si presenta di fronte ad esso, diventa inafferrabile, potremmo definirla un’analogia del contrario: è l’incarnazione di alcuni processi di conservazione, qualcosa insomma di logico, di naturale, quelli legati al disegno e alla sua biologia. Così il disegno diventa scultura”. Dunque, una sintesi perfetta di due entità che unite abbandonano le rispettive posizioni di partenza per beneficiarne in termini di valore. Proprio come Carlo e Fabio Ingrassia, ormai divenuti certezza del panorama artistico nostrano e internazionale.
Dario Cataldo
mostra visitata il 10 settembre
Dal 2 luglio al 7 novembre 2016
Carlo e Fabio Ingrassia
Solo la terre resiste alla terra
Museo Civico di Castelbuono
Piazza Castello – 90013 Castelbuono (Palermo)
Orari: in vigore dal 1 settembre al 21 giugno
Lunedì e mercoledì: 09.30 – 13.00
Martedì, giovedì e venerdì: 09.30 – 13.00 / 15.30 – 19.00
Sabato e domenica: 10.00 – 13.30 / 15.30 – 19.00
Info: www.museocivico.eu, info@museocivico.eu