Lungo e dinoccolato si stende il corpo nudo di Egon Schiele in uno dei suoi celebri Autoritratti del 1910. Livido ed emaciato, rattrappito o teso in improbabili inarcature, si offre alla consunzione carnivora di un segno spietato e rabbioso che ne indaga il mistero. Rossi gli occhi, rossi i capezzoli ed il sesso: bruciano di una forza interiore inespressa, ripiegata entro la costrizione di un abbraccio solitario e disperato. Il profilo ossuto si sottrae alla visione, ma così, di traverso, su un’immacolata tela bianca, sbraita muto il diritto alla propria esistenza. Prima di ogni sofferenza. Prima di ogni morte.
Il 31 ottobre 1918, a soli 28 anni, l’artista terminava i suoi giorni. Si spegneva l’ultima scintilla di un fuoco che aveva bruciato tappe, talenti e invidie. Che tutto aveva visto e aveva sentito: l’esperienza della vita e della morte, dell’amore e dell’eros, della guerra, della povertà e della sofferenza. Della poesia e della pittura, di quella Vienna fine secolo, crepuscolo degli dei e alba del pensiero moderno.
Nel giro di un paio di decenni, nulla fu più uguale a prima. Tra rovinosi crack finanziari, corse agli armamenti e nuove forme di capitalismo selvaggio, Freud scopriva l’Es, Musil raccontava dei Turbamenti di un’intera generazione, l’analisi dell’Io frantumava secoli di inopinabili certezze e una voragine di frontiere da esplorare si apriva, come un antro minacciosamente affascinante, ad una nuova sensibilità.
Solo così, con l’impudenza e la presunzione spavalda della propria giovinezza, Schiele poteva guardare consapevolmente a se stesso. Alle pulsioni del proprio corpo, al vizio e alla “malattia autunnale” del proprio tempo.
Lo raccontano le sessanta opere in mostra a Palermo, di proprietà del Leopold Museum di Vienna. Molta grafica ed una decina di dipinti in tutto, pochi forse, ma rappresentativi certo della produzione dell’artista -del resto in larga parte grafica, com’è noto. Nuclei tematici e cronologici (la formazione, il nudo, l’eros, l’autoritratto, la morte, etc.) sono così raccolti intorno a dipinti importanti, quali Nudo maschile seduto (Autoritratto), Madre e Bambino e Cardinale e Monaca (Carezza) del 1912, Piccola città del 1913 e Natura morta del ‘14.
Così matite, gessetti e gouaches, o pastose, lunghe pennellate di colore, si compongono nervosamente anche nei paesaggi Alberi spogli (1908) e Paesaggio con corvi (1911): desolati spazi marcescenti di una melanconica certezza della fine.
davide lacagnina
mostra visitata il 4 giugno 2004
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Schiele grande personaggio del panorama artistico mondiale.Splendida mostra. Mi sembra solo ,cri cri.. che non si sia dato risalto e visibilità per quanto merita.L'attesa di Egon Schiele si protraeva da molto ormai in questa nostra terra Patria di cultura e assetata di conoscenza.Certe mostre sono un prezioso miracolo.. E questo “miracolo” non può oggi che colpire anche noi, stupefatti spettatori di un evento espositivo che non si dovrebbe davvero perdere.
Bella è tutta la mostra.. cri cri ..(che a mio avviso avrebbe dovuto anche portare la CORONA del Supremo ente Regione siciliana)e, dunque, bravi sono i curatori. Ma ancor più bravi saranno i palermitani....se l'andranno a visitare....-cri -cri -cri..
Il Grillo Parlante http://groups.msn.com/grilloparlante/
(solo con account hotmail e nickname)
Da diverso tempo ho desiderato di "osservare" le opere di Egon Schiele dal vero:stavolta, a meno di 10 cm dal mio viso, ho potuto scrutare con minuzia quasi maniacale, tutti i tratti violenti, incisivi, modulati, aspri o morbidi che fanno dei ritratti unici, che con il loro sguardo privo di ogni disturbo chiaroscurale o cromatico, chiamano quasi con un suono appena impercettibile, come se desiderassero di essere ammirati.Una mostra accuratamente illuminata, ben curata nei percorsi in ordine cronologico.Forse, l'audio del video biografico e stilistico lasciava un pò a desiderare ma, nel contesto ottima.L'arte di Schiele mi stravolge:legato alla linea, al segno, e proprio con quel segno Schile riesce a far muovere la sua figura con drammatica realtà;i volti sono scarnificati, ridotti alla loro essenza per "mettere a nudo" la loro originaria struttura.Tutto ciò che ne è al di fuori è bandito, annullato da uno sfondo dove nulla può penetrargli.
visitai la mostra del nostro a roma nel '85..un catalogo superbo della mazzotta..artista che mi ha sconvolto..affascinato..
roberto