Categorie: sicilia

fino all’11.I.2004 | Carlo Carrà – Paesaggi | Palermo, Palazzo Ziino

di - 25 Novembre 2003

Due vele ammainate resistono immobili ad un mare nero increspato da pesanti cavalloni. Due vascelli alla deriva giacciono sotto un profondo cielo grigio, di una qualità però calda e rassicurante. Nessun sinistro presagio sembra profilarsi all’orizzonte. Solo un’atmosfera d’incredula sospensione, l’attesa eterna di un tempo rallentato all’inverosimile, interrotto, o forse bloccato per sempre, da un desiderio di dissolvenza, di abbandono languido ad una totalità antica dell’esistere che non conosce o ammette riserve. È così nel lungo pontile sulla destra di Vele nel porto (1923) di Carlo Carrà: una silhouette inaspettata, ma necessaria, che ritaglia nel dipinto uno spazio neutro, di cesura e sedimentazione delle istanze opposte e complementari della pittura del maestro. Da un lato la ferma volontà di sintesi, di riduzione all’osso di piani, solidi, figure in uno strettissimo e ragionato ordine astratto, matematico. Dall’altro residui di figurazione.
Vele nel porto è fra i più antichi e intensi oli di Carrà selezionati da Sergio Troisi e dal figlio dell’artista, Massimo, per la rassegna palermitana che Palazzo Ziino dedica ad uno dei protagonisti della pittura italiana fra le due guerre. Un artista che attraverso la pratica della pittura di paesaggio ha coerentemente sviluppato una personale e problematica adesione al Futurismo prima ed alla Metafisica poi, per approdare nei primi anni ’20, attraverso anche l’esperienza di Valori Plastici, al Novecento di Margherita Sarfatti. Attraverso evidentemente il filtro di una nuova sensibilità critica che, nel recupero della lezione dei primitivi italiani da Giotto a Piero della Francesca, scandiva i tempi ed i modi di un nuovo ordine formale, che prediligeva una stringatezza di contenuti e di scelte linguistiche dal sapore asciutto ed insieme ermeticamente eloquente.
Come critico d’arte per “Valori Plastici” e per “L’Ambrosiano” -ma si ricordi soprattutto la sua importante Parlata su Giotto su “La voce” del 1916- Carrà aveva del resto più volte espresso la sua predilezione per “le cose ordinarie che operano sul nostro animo in quella guisa così benefica che raggiunge le vette estreme dello spirito”. Così, pochi riconoscibili elementi –profili di case, spiagge desolate, linee sghembe di alberi spogli, sagome ritagliate di animali- campeggiano nei suoi paesaggi, quali testimoni silenti di una rinnovata classicità. Anche quando quest’ultima si tiene rischiosamente in bilico entro i limiti di un “monumentale” arcaico, con il fianco esposto agli assalti di strumentali retoriche -come ne L’attesa del ’26- o quando ancora si “sporca” a cavallo degli anni ’40, di una pennellata più corposa e vibratile, sempre meno incisiva negli anni a seguire, ma ancora capace nella maturità di regalare straordinari capolavori: in Marina all’alba del 1964 la materia pesante della pittura si dirada nella fluidità del tempo che trascorre, la linea di demarcazione sempre più scura rivendica ancora la priorità di un ordito mentale saldo che sempre più spesso però si spezza e apre a dense possibilità immaginative di rielaborazione poetica.

davide lacagnina
mostra visitata il 18 novembre 2003


Carlo Carrà. Paesaggi
a cura di Massimo Carrà e Sergio Troisi
Palazzo Ziino
Palermo, via Dante 53
Produzione Comune di Palermo, Assessorato alla Cultura
Organizzazione Giuseppe Alaimo e Cristina Alaimo Aries–Associazione culturale, con il supporto di BCC “G. Toniolo” di San Cataldo, GHS Hotels & Residences, la Repubblica Palermo, Legno Market
Catalogo Il Cigno Edizioni euro 39,00
tutti i giorni dalle 9.30 alle 19.00
lunedì chiuso
biglietto: 3,10 euro
gratuito maggiori di 60 e minori di 18 anni, studenti di architettura e storia dell’arte
T. +39 091 740 76 10
www.comune.palermo.it


[exibart]

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