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10
novembre 2008
Fumo di Palermo (2007) è il titolo del video che apre la mostra. Spirali di fumo scorrono sulla parete bianca, lingue di fuoco si alternano a ritmo cadenzato mentre, progressivamente, appare una griglia rovente colma di “stigghiola”. Per un gioco sinestetico sembra quasi di avvertire il tipico odore acre delle interiora bovine, consumate per strada tra i più ordinari e suggestivi scorci palermitani. Ed è proprio sulla scia del fumo, della visione labile, evanescente, che si dipana la serie Bagnanti, primo nucleo tematico della personale di Sandro Scalia (Ragusa, 1959; vive a Palermo).
Un’atmosfera velata avvolge le sagome che popolano la spiaggia di Mondello, frammenti transeunti, immobilizzati da un sole bruciante che accoglie e addormenta. Le scene appaiono lontane, nostalgiche, come ricordi resi eterni dalla luce accecante e dalla trama volutamente sfaldata; i ritmi lenti e i movimenti appena accennati diventano evocazioni familiari delle calde estati di Sicilia. Scene sbiadite, abbacinate, interrotte qui e là da chiazze color pastello, emergono dalla luce densa e bianca.
Lo stesso effetto di straniamento torna negli scatti che Scalia realizza a Piano Battaglia: “Come una dissolvenza creata ad ‘arte’”, spiega il curatore Davide Lacagnina, “uomini, donne, bambini e interi gruppi familiari appaiono e scompaiono in una sfilata senza posa”. E prosegue: “I toni grigi, la luce dimezzata, l’atmosfera plumbea e la profondità quasi inesistente della visione invischiano lo sguardo e ne assopiscono la percezione”. Alle tonalità pastello della serie Bagnanti si sostituiscono i colori fluorescenti delle tute da sci, che spiccano in trasparenza fra i banchi di nebbia e il chiarore argenteo della neve.

In questa serie, il limite tra pittura e fotografia diventa più sottile, le sagome si muovono come intorpidite dentro veli di bruma, l’immagine appare suggerita, poeticamente tratteggiata: quell’ibridismo contemporaneo vicino alle “photo painting” di Gerhard Richter.
Su un altro registro si muovono invece i recentiNotturni, scenari urbani di anonima bellezza, che interpretano la desolazione della città contemporanea: Palermo come altrove. Una perfetta composizione geometrica inquadra angoli inconsueti od ovvi di zone periferiche e centrali della città; il chiarore algido che illumina la scena crea paesaggi artificiosi, metafisici. Una desolazione inquietante, che rievoca le fotografie dell’americano Gregory Crewdson, in cui un’accurata messa in scena interpreta la realtà, svelandone i significati latenti.

La luce artificiale dei paesaggi urbani di Scalia genera una gamma di colori dalle tonalità acide, diffondendo un’aura metallica, bluastra, interrotta a tratti dal bianco freddo dei lampioni su strada. Giochi di percezione, “mezze luci” o, come li definisce Lacagnina, “fuochi fatui” che, conservando la loro origine misteriosa, vivono proprio come le fotografie “sul territorio sospeso a metà tra realtà e immaginazione, sul piano cioè della realtà dell’arte”.
Un’atmosfera velata avvolge le sagome che popolano la spiaggia di Mondello, frammenti transeunti, immobilizzati da un sole bruciante che accoglie e addormenta. Le scene appaiono lontane, nostalgiche, come ricordi resi eterni dalla luce accecante e dalla trama volutamente sfaldata; i ritmi lenti e i movimenti appena accennati diventano evocazioni familiari delle calde estati di Sicilia. Scene sbiadite, abbacinate, interrotte qui e là da chiazze color pastello, emergono dalla luce densa e bianca.
Lo stesso effetto di straniamento torna negli scatti che Scalia realizza a Piano Battaglia: “Come una dissolvenza creata ad ‘arte’”, spiega il curatore Davide Lacagnina, “uomini, donne, bambini e interi gruppi familiari appaiono e scompaiono in una sfilata senza posa”. E prosegue: “I toni grigi, la luce dimezzata, l’atmosfera plumbea e la profondità quasi inesistente della visione invischiano lo sguardo e ne assopiscono la percezione”. Alle tonalità pastello della serie Bagnanti si sostituiscono i colori fluorescenti delle tute da sci, che spiccano in trasparenza fra i banchi di nebbia e il chiarore argenteo della neve.

In questa serie, il limite tra pittura e fotografia diventa più sottile, le sagome si muovono come intorpidite dentro veli di bruma, l’immagine appare suggerita, poeticamente tratteggiata: quell’ibridismo contemporaneo vicino alle “photo painting” di Gerhard Richter.
Su un altro registro si muovono invece i recentiNotturni, scenari urbani di anonima bellezza, che interpretano la desolazione della città contemporanea: Palermo come altrove. Una perfetta composizione geometrica inquadra angoli inconsueti od ovvi di zone periferiche e centrali della città; il chiarore algido che illumina la scena crea paesaggi artificiosi, metafisici. Una desolazione inquietante, che rievoca le fotografie dell’americano Gregory Crewdson, in cui un’accurata messa in scena interpreta la realtà, svelandone i significati latenti.

La luce artificiale dei paesaggi urbani di Scalia genera una gamma di colori dalle tonalità acide, diffondendo un’aura metallica, bluastra, interrotta a tratti dal bianco freddo dei lampioni su strada. Giochi di percezione, “mezze luci” o, come li definisce Lacagnina, “fuochi fatui” che, conservando la loro origine misteriosa, vivono proprio come le fotografie “sul territorio sospeso a metà tra realtà e immaginazione, sul piano cioè della realtà dell’arte”.
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a cura di Davide Lacagnina
Palazzo Ziino
Via Dante, 53 (zona centro) – 90141 Palermo
Orario: da martedì a sabato ore 9-19; domenica ore 9-13
Ingresso libero
Catalogo Itaca Ultreya
Info: tel. +39 0917402261; ufficio.stampa@aqu.comune.palermo.it
[exibart]
l’inno alla banalita’! ma quanto e’ difficile fare una mostra istituzionale e lui ci riesce sempre …palermo ma quanti amici siamo!
il video dello stigghiolaro e’ da mostra liceale.
tra le citazioni metterei anche le visoni di massa alla basilico,le bagnanti alla Bazan, i video alla Mangano,le stampe su plastica da camion alla Abbate,i camioncini e i relitti urbani alla Dimarco, un po’molto diel reporter Dagati etc etc.
non mancava nessuno un bel lavoro di ricerca poggiato sulle radicate ricerche di altri artisti.
a professo’ma che era na collettiva ahahhahahaha
Me sa che me tolgo fotografia come materia!
Avra sicuramente un archivio fotografico personale di ragazzine dell’accademia nude o seminude…
scarso scarso scarso…e si vocifera pure raccomandato…
Da questi commenti si deduce che la critica ufficiale palermitana non capisce una mazza sugli artisti nella maggioranza finti, fumettari e in preda a manie di grandezza. Ce la dobbiamo prendere con chi detiene la cultura a Palermo. Vergogna!!!
diego risponderti a tono sarebbe inutile.
Radio Michela nulla è inutile,ogni tanto bisogna dirla la verità!!!
BY
dobbiamo prendercela con chi regala i posti all’accademia.
io faccio fotografia con uno che non sa’ neanche perchè certi artisti di fotografia contemporanea sono tanto famosi e storicizzati.
sa solo parlare di inquadrature e cavolate da manualetto.
fa vedere diapo ma le spiega come se le spiegasse mia zia.
che disastro.
accademia okkupata vuole un cambiamento serio.
So che sono una voce fuori dal coro e che chi sta commentando in questo blog mi massacrerà, ma a me i paesaggi notturni sono piaciuti!
La mostra era un po’ vecchia nell’insieme ma tutto sommato c’erano delle punte di qualità.