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Candidato sindaco a Siena: chiudo il Palazzo delle Papesse

di - 24 Aprile 2001

Uno strumento informativo sull’arte prestigioso come il nostro dovrebbe forse astenersi da logiche di parte, specie in periodo di campagna elettorale; quando è la politica, però, ad intromettersi nel mondo della cultura in maniera pericolosa ci sentiamo costretti ad intervenire.

La notizia (apprendiamo da La Nazione di domenica, pag. 11, cronaca di Siena) è che un candidato sindaco per le imminenti elezioni si è preso la briga di iniziare la campagna elettorale annunciando che, in caso di vittoria, farà interrompere l’attività di un museo. Per sostituirlo con un altro.
A Siena, nella città dove è nata la pittura moderna grazie ai geni di Duccio, Simone Martini e Ambrogio Lorenzetti, l’idea dei Nuovi Amministratori è che per fare un museo bisogna disfarne un altro. Il candidato sindaco della città del Palio crede che la cultura vada per sostituzione? Crede che…meglio un po’ ma non troppa? A Parigi – ci chiediamo – hanno forse chiuso il Louvre per sostiruirgli il Musée d’Orsay?
Il fatto si fa ancor più preoccupante se pensiamo che l’aspirante sindaco Massimo Fabio vorrebbe chiudere niente meno che il Palazzo delle Papesse, sostituendo al notissimo centro d’arte senese un ‘Museo della civiltà senese, del Palio, delle Contrade’.
Sappiamo i nostri lettori essere informatissimi, a differenza del Fabio, sull’importanza nazionale ed internazionale che, in soli due anni di vita, le Papesse hanno raggiunto. Non ci cimenteremo pertanto in una interessante ma ‘già letta’ enumerazione dei successi che questo museo ha raggiunto, diventando punto di riferimento insostituibile e patrimonio del sistema italiano dell’arte.

Ci occuperemo invece di scorrere velocente le motivazioni, spesso grottesche, che il Fabio adduce per motivare lo scellerato programma culturale di cui è primo firmatario. A queste dichiarazioni contrapporremo la verità, i fatti.
Fabio dice di creare un Museo del Palio per restituire lo spazio espositivo ai senesi. La situazione reale è che ogni contrada – dunque ogni senese e ogni contradaiolo – ha da sempre un suo museo (diciassette eccezionali e imperdibili gioielli): un eventuale Museo del Palio, se mal concepito, potrebbe dunque fare solo il gioco dei tanti giapponesini che affollano la meravigliosa Città. Fabio dice che l’arte deve avere un rapporto con l’architettura dimenticandosi che tutte le mostre allestite alle Papesse hanno come tema di fondo il rapporto con la sublime architettura nella quale sono ospitate: il palazzo rinascimentale concepito dal genio di Bernardo Rossellino. Fabio dice che a Siena non si valorizza la produzione artistica locale, ma forse non è stato alla mostra ‘Pianeti’ allestita qualche tempo fa alle Papesse per proporre tutto il meglio della produzione artistica di Siena; forse non sa che, oggi, uno di maggiori artisti giovani è Loris Cecchini che vive a Milano ma che è senese di origini e formazione scolastica; forse non è venuto a sapere, il candidato, che a Siena qualche settimana fa è arrivato un certo Szeemann – direttore della Biennale di Venezia – che su invito delle Papesse ha visitato gli studi di tutti i giovani artisti senesi. Fabio, e qui chiudiamo, afferma che l’attività delle Papesse è troppo distante dai cittadini, probabilmente non ha sentito parlare dello straordinario e inesausto lavoro didattico che il museo predispone da sempre presso ogni scuola di Siena, con l’obiettivo di avvicinare all’arte finanche i più piccini.

E intanto a Roma un altro aspirante (Antonio Tajani, Forza Italia) dichiara che in caso di vittoria bloccherà una delle più controverse ma interessanti operazioni architettoniche che sono in corso nella capitale: la costruzione del nuovo involucro dell’Ara Pacis, progettato dal noto architetto statunitense Richard Meier.

I sondaggi, per quanto possa contare, indicano in entrambe le città un elettorato orientato verso la bocciatura di queste cervellotiche istanze. Auspichiamo che sia il verdetto definitivo delle urne – non solo un sondaggio – a decretare la sconfitta di chi si azzarda a minacciare l’arte e la cultura.

massimiliano tonelli

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Visualizza commenti

  • Al mio paese Castel di Sangro in Abruzzo , certamente non dell'importanza di Siena, il sindaco di Alleanza Nazionale cercò di chiudere la biblioteca (covo di comunisti dichiaro!) non riuscendoci licenziò il bibliotecario. Con i dovuti rapporti nulla di nuovo.
    Sono solidale con chiunque lotti contro l'idiozia.

  • Solo ora scopro questa situazione; ora che Cenni è già da un pezzo sindaco di Siena. Questo dimostra che alla gente non importa niente se un museo rischia di essere chiuso.
    E'più importante che il Siena resti
    in serie B, che il piede di Celentano ritorni come prima, che il direttore della clinica Life resusciti dal coma profondo e che il concorrente che stasera ritornerà per continuare Quiz show riesca a vincere 512 milioni.
    Musei... Figuriamoci se ce ne frega niente. Siamo pieni di musei. Siena anzi è tutta un museo. Certo, se invece di avere 17 musei delle
    contrade sparsi a caso in tutta la metropoli riuscissimo a riunirli tutti in un posto solo ci sarebbe un chiaro risparmio di tempo e di energie per i visitatori. In un colpo solo ci si metterebbe a posto con la cultura contradaiola di Siena; diciamo in una mezz'oretta. Se per fare questo dovesse capitare di dover domolire un altro museo, pazienza. Occorre sempre fare un bilancio dei pro e dei contro. Oltretutto, ripeto, a Siena di musei ce ne abbiamo tanti che se anche ne sparisse uno non se ne accorgerebbe nessuno.
    Proposta: e se aprendo un museo delle contrade cogliessimo l'occasione per chiudere i 17 esistenti?
    Si, l'idea di Cenni non era male, infatti la gente ha dimostrato di apprezzarla eleggendolo.
    Ora speriamo che dalle promesse passi ai fatti.
    Io di musei delle contrade ne ho visitati solo due, proprio perchè sono sparsi quà e là e visitarli tutti quanti è veramente scomodo.
    Auguro un fulgido futuro al neosindaco ed auspico una rapida attuazione delle sue idee.
    Capacità decisionali e gestionali, rapidità ed efficienza di attuazione sono la chiave del successo. La rapidità soprattutto. A cose fatte le gente dopo un pò si annoia e smette di criticare.

  • disapprovo il comportamento del candidato sindaco al Comune di Siena nei
    riguardi del Centro di Arte contemporanea Le Papesse.

  • Volevo aggiungere un'altra cosa: più spesso però è la destra che porta a questo svolgimento dei fatti, la destra attuale in particolare, che fonda la sua forza sull'arroganza sul presunto cambiamento e su un subdolo vittimismo, perché fondamentalmente chiusa. Entro ad essa ci sono persone valevoli,libere, ma chi muove i passi d'espansione e appiattimento sono altri. Chi mette in condizione di dover semplificare, di impoverire se non chi con l'intenzione di occupare feudi vuole mutare l'andamento e la direzione di un centro di cultura? Facciamo tutti mostre sull'impressionismo, sugli artisti più quotati sul mercato, copiamo i musei stranieri e i metodi internazionali, insomma anche l'arte è un businnes facciamolo vedere chiaramente: i soldi son pochi quello che non rende, non deve aver spazio. Sì l'arte è anche questo, ma non SOLO questo. Se si va per questa strada è inevitabile una perdita, che porterà verso il grado zero, la colonizzazzione culturale, dove anche gli autori per avere il loro spazio o riuscire a vivere della propria arte dovranno usare codici imposti, perché altri li avranno perduti. E anche la critica prenderà questa strada.
    Ho cupamente estremizzato, come al solito, e senza sapere indicare alternative, ma nel tuo messaggio, Francesco, ho letto qualcosa che condivido ma espressa in un modo un po' tendenzioso. Io però sono una che fraintende spesso.

  • La situazione a Siena è di nuovo bruttina. Il comune pare non interessarsi alle papesse, l'atmosfera è tesa, speriamo...

  • Il rischio c'è e non sarebbe la prima volta che organismi di potere tentino di appropriarsi di "vetrine" culturali per manipolarle e usarle.
    L'arroganza del potere è una brutta malattia, indipendentemente dal colore politico.
    Si possono raccontare tante belle cose: sceglieremo persone indipendenti, creeremo un comitato scientifico libero da ideologie, ma gli uomini che poi verrebbero messi ad occupare determinate cariche, saranno comunque legati da interesse a quella parte politica che li appoggia, la quale se non riesce al primo tentativo si servirà di altri per ottenere il proprio scopo: la cancellazione di un percorso culturale non consono, non allineato.
    Ci sono curatori che riescono a mantenersi liberi, ma lo fanno a fatica, perché vengono continuamente attaccati.
    La semplificazione è un altro discorso: ora non sono addentro a quello che vuol dire dirigere uno spazio, come per esempio le Papesse (conosco altre realtà, ma non ne voglio parlare ora perché è in corso una polemica, e non vorrei con le mie parole peggiorare la situazione), però quando vengono mosse le prime critiche come basi di una futura e auspicata destituzione, di solito si rivolge l'attenzione dell'opinione pubblica sulle spese che la comunità deve sostenere per sovvenzionare un lavoro che, a detta di chi critica, non porta un "ritorno" di visite o di utili, non è accreditato dalla critica più attuale (come fosse il verbo discriminante).
    E allora uno come fa? Come fa a far capire che la cultura non è (o almeno non dovrebbe essere)asservibile alla politica?
    Ecco per esempio potrebbe intervenire lo stesso curatore delle Papesse, se avesse il tempo e se lo ritenesse utile e non dannoso, a spiegare come uscire dall'empasse, qual è il suo metodo.

  • IPOTESI

    E se invece fosse la sinistra a voler chiudere il Palazzo delle Papesse (o in ogni caso imporre una direzione diversa da quella finora percorsa), e con questo fine ridimensionare totalmente l'immagine di una città che aveva programmi e percorsi d'innovazione sociale, culturale e politica, per dare inizio alla "semplificazione" di un sistema organizzativo di più facile gestione?
    Abbassare i contenuti, appiattire e svalorizzare per agevolare l’ingresso di un potere manipolato e manipolante, dal quale ci eravamo allontanati a fatica, orientato a distruggere un’autonomia territoriale che avrebbe garantito quella crescita iniziata qualche anno fa.
    Il potere piace e si può usare in diversi modi, svendere un patrimonio o una città no!, pur di arricchirsi si ritorna ad un sistema politico distruttivo, quel sistema che la sinistra ha cercato di combattere e del quale oggi invece si è servita per arroccarsi, appropriandosi posti di potere, sacrificando senza porsi nessuno scrupolo, uomini e territori.
    Sono certo che questo lungo percorso che abbiamo attraversato e la maturità raggiunta dalle persone che lo hanno vissuto, sarà in grado di far riconoscere che spesso dietro la “semplicità” c’è l’impoverimento sociale e culturale, e non voglio credere che tutta questa operazione non abbia il fine di riportarci indietro di dieci anni.

  • Cara Anna,

    ho cercato anch'io "cupamente" di estremizzare, effetivamente la mia riflessione era molto tendenziosa e più a vasto raggio. Estenderla a tutto il contesto cittadino, questa era la riflessione, pensiero o presentimento, nata dopo fatti e notizie apprese in giro, nella città.
    E se veramente, ricordo che la mia è solo un’ipotesi, ci fosse in atto un progetto di semplificazione mirato, perché non condiviso da alcuni personaggi di sinistra?
    Uno scontro interno, per frenare un programma di rinnovamento, iniziato da qualche decennio, avviato per creare un modello cittadino che non rientrasse in quella tipologia di potere allineato, chiuso dentro una cerchia molto ristretta e che invece aveva intuito che si poteva andare molto più oltre, delineando una struttura organizzativa capace di creare, sviluppare, progredire un contesto aperto di cultura, scambio e sviluppo.
    Che l’atmosfera sia tesa è vero e si sente, che sia solo una sensazione?

  • Caro Francesco,
    solo se puoi e se non c'è rischio di aggrovigliare ancor di più una situazione che definisci tesa, quali sono i fatti e le notizie cui ti riferisci?
    Ciao

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