Un volume di storia dell’arte dal dopoguerra ad oggi. Una passerella probabilmente irripetibile offerta al mondo dell’italico mecenatismo. Un’occasione irripetibile per ammirare capolavori spesso mai esposti al pubblico. Senz’altro il più gigantesco evento d’arte contemporanea mai allestito nella città di Siena.
La mostra De Gustibus – Collezione Privata Italia, curata da Sergio Risaliti e Achille Bonito Oliva, rende conto di tutto quell’articolato e spesso misterioso mondo del mecenatismo privato nel nostro paese.
Fittissimo e stratificato il sentiero espositivo da percorre nel Palazzo delle Papesse. All’originaria idea di dedicare una sala ad ogni collezione, si è sostituita la presente babele d’immagini che è anche un incrocio di ‘modi di collezionare’, di filosofie della tesaurizzazione artistica. Ogni sala è, per la verità, una piccola collettiva-gioiello e le tematiche spaziano con disinvoltura dall’ironia sfacciata a ricorrenti atmosfere funeree. Si parte con una poeticissima accoppiata Elisabetta Benassi/Jenny Holzer, per passare al pulp dei fratelli Chapman, alla sacralità dei totem scultorei di Tony Cragg, all’intimità di un video di Grazia Toderi, collocato in una grotta tufacea nei sotterranei del palazzo. Questo ed altro nel solo pian terreno.
Le sovrapposizioni di linguaggi non si fermano, però, neppure nei piani superiori. Paolini/Vezzoli/Cattelan (nella foto in basso), Kiefer/Kounellis/Abramovic, Koons/Hirst/Fabre (foto di mezzo), Flavin/Andre/Nauman non sono proposte per mostre future, ma una piccola parte degli stimoli visivi offerti dalla mostra. Tra i numerosi cortocircuiti di tal genere ci sentiamo si sottolinarne uno: Ettore Spalletti/Piero Manzoni/Lucio Fontana/Gianni Caravaggio. Spaziale.
Il fitto susseguirsi dei lavori esposti alle Papesse, contrasta nettamente con l’allestimento al Santa Maria della Scala, ex-ospedale medievale poco distante dal centro d’arte contemporanea. Nei cunicoli sotterranei del Museo Archeologico le opere prendono possesso di uno spazio dilatato, se prima gli sconfinamenti avevano una matrice del tipo attuale/attuale, qui siamo nel caso attuale/antico. Una grande e nota installazione di Kosuth e poi Botto&Bruno, Bianco-Valente, Chen Zen, Vettor Pisani e molti altri. In un continuo rapporto dialettico tra concettuale ed archeologia, tra installazioni e ritrovamenti etruschi.
Se nel 1998 l’avventura alle Papesse di Sergio Risaliti era iniziata con un omaggio alle ultime tappe dell’arte italiana, oggi si conclude con una consacrazione del collezionismo del nostro paese; istanza spavalda ed irrinunciabile in una nazione che quotidianamente volta le spalle alle produzioni culturali contemporanee.
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