Jaen Baudrillard, a Siena per inaugurare la Scuola Superiore di Scienze Umane sulla produzione e trasmissione della memoria del Dipartimento di Scienze della Comunicazione dell’Università, coglie l’occasione per allestire una propria mostra fotografica che ha il merito di mediare il suo pensiero filosofico riguardo al rapporto tra immagine e mondo.
Gli scatti colgono sempre “oggetti” ripresi dal quotidiano e dalla strada: un muro di marmo o cemento armato, il vetro di un’autovettura ricoperta di brina mattutina, il particolare di una statua in un giardino. Ingrandimenti, primi e primissimi piani di cose insignificanti, ma che volutamente isolate e decontestualizzate dalla realtà possono arricchirsi di nuovi significati, caricandosi di simboli. Baudrillard cerca così di disvelare l’immagine, di farla apparire “altra”, diversa da quella che è, egli cerca di diversificare la realtà concentrandosi, provocatoriamente, sugli oggetti comuni, creando qualcosa che non ha nulla a che vedere col reale, pone in scena un’illusione. Il protagonista assoluto della sua arte è il dettaglio poiché -come Baudrillard stesso spiega- è solo
alessandra marzuoli
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