Esiste un filo rosso, talvolta molto evidente oppure quasi trasparente, che unisce la produzione di un ampia fetta di artisti contemporanei. Si tratta di una comune matrice popolare, di un’attinenza, di una concentrazione, di un’attenzione alle questioni che interessano le grandi masse. Non PopArtisti nel senso storico-artistico del termine, ma creativi vari (arte, sì, ma anche cinema, design, grafica, pubblicità, moda, editoria, musica…) che in un modo o nell’altro utilizzano alfabeti e percorsi semantici condivisi dal grande pubbblico. Mescolandoli.
In questa sfiziosa miscellanea e su questi accattivanti punti di tangenza (tra il design e la scultura, tra l’arte e la moda, tra la pubblicità ed il cinema ad esempio) sono costruite le fondamenta della mostra che è anche il manifesto espositivo del giovane critico romano Gianluca Marziani. Melting Pop nasce da un libro, omonimo, che Marziani pubblicò per Castelvecchi nel 2001. Il volume non puntava ad individuare semplici collegamenti tra l’arte visiva e le altre discipline adiacenti, ma rifletteva su le effettive miscele che consentono ad artisti e creativi mimesi continue di linguaggio. Gli scopi che si propone la mostra, caotica ed ordinatissima invasione di ottanta artisti in un palazzo rinascimentale, sono i medesimi.
MeltingCinema, MeltingFashion, MeltingDress, MeltingChair (ebbene sì, c’è anche una sezione di sole sedie),
Il pensiero pop è il pensiero di tutti. Per scoprire che non c’è niente di facile e scontato basta attarversare il portone del Palazzo delle Papesse.
massimiliano tonelli
mostra vista il 15 marzo 2003
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ho letto melting pop di marziani quando uscì un paio di anni fa. devo dire che l'impianto teorico del libro è piuttosto debole, manca di sistematicità, manca d'insieme. invece è forte nell'analisi, nel dettaglio, nel gioco metaforico con cui i linguaggi diversi sono paragonati.
però poi melting pop è tutto e il contrario di tutto: non si rischia di perdere le coordinate? di cosa stiamo parlando alla fine? così svanisce l'oggetto...
non ho visto la mostra, ma mi sembra ci sia dentro un po' di tutto.
ho tirato fuori il libro e copio qui la pag 13, dove l'autore spiega cosa è melting:
"la nostra vita è melting
le nostre idee sono melting
i 5 continenti sono melting
l'istinto è melting
la morte è melting
la ragione è melting
il sesso è melting
l'alimentazione è melting
l'amore è melting
il cazzo e la figa sono melting
le famiglie sono melting
il corpo umano è melting
il transex è melting
la natura è melting
il lavoro è melting
la perversione è melting
la religione è melting
il tempo mentale è melting
la bellezza è melting"
non è un po' troppo?
capisco il gioco di parole melting-pop/melting-pot (crogiuolo), ma in un crogiuolo ci si mettono metalli selezionati, e non tutto quel che capita...
la bellezza del libro sta piuttosto nelle analisi ravvicinate, nelle connessioni e nei paragoni, nel linguaggio sciolto, veloce, nei paragrafi svelti.
l'impressione è che anche per la mostra sia così?
un saluto.
Sono stato prprio ieri a questa mostra, bellissima ambientazione (il palazzo delle papesse è bello veramente) ma la mostra in se è un po' gia vista, nel senso che questo filone "artistico" di elaborazione delle tendenze mi sembra un po' impantanato!...forse gia ha stufato troppi?? è un dubbio che mi sovviene!
Mi è sembrato per un attimo di rientrare alla stazione leopolda al tempo del quarto sesso....ho visto poche cose nuove....
Ciao
Luca
Mostra non brutta, i difetti di GIalluca JMarziani sono fintroppo evidenti per essere ancora una volta sottolineati.
La mostra riflette pregi e difetti dell'omonimo libro di Marziani: dotto, enciclopedico, erudito, generosissimo di dettagli, scoop e informazioni, ma anche disordinato, concettualmente non fondato e privo di profondità teorica ( forse voluta ma comunque colpevole di fronte alla volontà di promuovere un nuovo genere artistico)
Leggendo le pagine del libro, visitando la mostra, sfogliando le immagini del catalogo si ha l'impressione che tutto può essere Melting. Ma se è davvero così allora per significa che niente è melting. Cioè a dire la categoria della contaminazione così come Marziani l'ha eleborata ha griglie talmente larghe che fa entrare ( ma allo stesso tempo e per gli stessi motivi )e uscire dai suoi schemi qualunque artista e opera d'arte.
L'unico difetto che mi sento di attribuire alla mostra è quello di non aver saputo contenere il numero degli artisti presenti, un enciclopedismo che in fondo riduce l'impatto complessivo...e al direttore un appunto, Catellan non ne faceva parte.
facciamo finta che vada tutto benissimo e che sia stata una "mostra non brutta". Viva lo spirito di discussione.