Paper road, ovvero la via della carta. Da dove parte? Dove arriva? E soprattutto da dove passa? Il cammino della carta partì sicuramente in Cina per proseguire poi in Corea e in Giappone e seguire progressivamente la via della seta fino alla Persia, all’Egitto e successivamente al nord Africa, alla Spagna e all’Italia dove ebbe inizio la produzione europea. Giunta in Italia poi la paper road non poté che passare da Siena che era attraversata dalla Via Francigena, l’Alta Velocità del Medioevo.
Ecco dunque uno dei significati di questa mostra atipica, a tratti indecifrabile e indescrivibile, ma di enorme fascino ed originalità. Nei sotterranei del millenario Spedale senese sono in esposizione opere di carta, creazioni di cento artisti provenienti da ogni parte del Mondo; tutto grazie all’interessamento della IAPMA (International Association of Hand Paper Makers and Paper Artists), associazione internazionale che ha l’obiettivo di sostenere e diffondere le attività artistiche e culturali legate all’universo della carta, dalla produzione realizzata a mano all’uso della stessa come mezzo di espressione artistica e che terrà la sua prima conferenza in Italia proprio in provincia di Siena, a Sarteano nel mese di Agosto. L’associazione lavora dal 1986 e, ad oggi, ha 400 membri provenienti da 40 Paesi.
Siamo ora a rispondere alla terza domanda: dove arriva la via della carta? Dopo aver osservato le opere in mostra possiamo dirlo: la via della carta assurge all’arte. In Italia questa particolare forma artistica è ancora poco sviluppata e poco conosciuta, forse anche per questo la mostra disorienta: si fatica a considerare arte alcuni oggetti forse solo perché da noi si tratta di una novità. L’Arte Povera e le atmosfere New Age si incontrano, la mostra è sul quel crinale che divide le esposizioni d’avanguardia da quelle istituzionali: l’arte di carta è arte a tutti gli effetti, non ci sono dubbi!
Gli artisti italiani presenti sono in netta minoranza anche se non del tutto assenti; citiamo per tutti Gianni Castagnoli, che con le sue opere in carta e colla rappresenta simboli di contrade e cavalli e dunque rende omaggio alla città. Una sala è totalmente dedicata agli oggetti d’uso (scarpe, vestiti ma anche bottiglie e monili) che evidenziano come la carta sia un materiale ottimale per la creazione di moda; il grande salone dei Magazzini della Corticella diventa così un vero atelier. Aggirandoci tra una miriade di oggetti, quadri, pergamene ci accorgiamo di non essere soltanto in un universo di cellulosa: l’opera “Strati di Coalizione Naturale” della statunitense Diane Reeves è una sinfonia materica composta da carta, abaca, ossa, croci, legno, rosari, unghie, artigli, teste di pesce, cenere. Collocato proprio di fronte a quest’opera – in uno dei cunicoli in cui si snoda l’esposizione – citiamo il lavoro dello svizzero Hubert Bockle che propone una città futuribile sviluppata attraverso ardite torri piramidali alle quali la carta illuminata dona il colore dell’alabastro. Questa potrebbe essere, per la grande suggestione, l’opera simbolo della mostra.
massimiliano tonelli
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