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58 Biennale/6. Tatuaggio su marmo. Le sculture di Manzo per il Padiglione del Guatemala

di - 8 Maggio 2019
Due installazioni monumentali, composte da oltre venti statue in marmo bianco di Carrara ricoperte da tatuaggi, per schierarsi contro il femminicidio e la violenza sulle donne: questo il contributo che Marco Manzo darà al Padiglione del Guatemala per la 58ma Biennale di Venezia.
Il 9 maggio, alle ore 10:30, presso la sede del Padiglione a palazzo Albrizzi Capello in Cannaregio – Salone dei Concerti, si terrà una performance utile a introdurre e comprendere meglio le due opere realizzate per la Laguna, durante la quale eleganti donne, tatuate con motivi tipici dello stile ornamentale, di cui Manzo è precursore, interagiranno con l’opera El muro del silencio. Sui loro corpi, i tatuaggi saranno alternati a stoffe di vario tipo, pizzi e gioielli volti a coprire le cicatrici che le violenze hanno lasciato sul loro corpo e nella loro anima. In questo modo, lo stile ornamentale diventa ‹‹Simbolo di resistenza e ribellione contro le leggi maschili, in testimonianza autobiografica dolorosa e narrazione collettiva, in luogo di memoria per un processo catartico finalizzato al superamento del dramma laddove la femminilità diviene motivo di solidarietà e speranza››.
Tanto nella cultura guatemalteca, quanto nella visione dell’artista, il tatuaggio è considerato simbolo di libertà, ed è proprio il raggiungimento di questa libertà che l’opera di Manzo vuole rappresentare, almeno concettualmente. Nella stessa occasione sarà presentato anche il Manifesto del tatuaggio ornamentale con cui, attraverso l’indagine di vari periodi storici, Manzo vuole far riflettere sull’immagine della donna, che emerge non soltanto come soggetto da rappresentare, ma come Arte lei stessa: una donna ben diversa delle vittime di violenza, che troppe volte si riscontra non solo in America Latina, ma anche nei paesi industrializzati e in via di sviluppo.
È la prima volta che un tatuatore viene invitato come artista in Biennale. La presenza di Manzo, quindi, segna un importante passo avanti nel riconoscimento della dignità artistica del tatuaggio. (Lucrezia Cirri)

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