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I cinquant’anni dalla morte di Giorgio Morandi (1890-1964) vengono ricordati alla Fondazione Longhi a Firenze con una deliziosa mostra di opere dell’artista bolognese. La sede prescelta è Villa il Tasso, la residenza in collina del critico Roberto Longhi (1890-1970) e di sua moglie la scrittrice Anna Banti (al secolo Lucia Lopresti) che nel corso degli anni ebbero con Morandi una lunga consuetudine di ammirazione e di stima.
Già nel 1934 Longhi professore all’Università di Bologna in una sua prolusione definì Morandi “uno dei migliori pittori viventi d’Italia”: da questo momento in poi Longhi ha sempre seguito da vicino le vicende artistiche morandiane diventandone sostenitore e collezionista.
L’esposizione curata da Maria Cristina Bandera propone, oltre a una serie di tele, piccole ma significative, raffiguranti dei fiori – quelli che l’artista annualmente donava alla signora Longhi in occasione del suo genetliaco – opere fondamentali, capisaldi della carriera pittorica di Morandi come per esempio Natura morta col drappo giallo del 1924 oppure Natura morta di oggetti in viola del 1927, ma anche un magnifico acquerello del 1956 con una natura morta, proveniente dalla collezione Merlini.
Vengono esposte anche alcune incisioni – recentemente restaurate – che Morandi aveva donato a Longhi, e mai viste in precedenza, ma vera sorpresa della mostra è l’opera Il cortile di via Fondazza del 1935 che tolto dalla collezione era stato donato da Longhi stesso oppure da Anna Banti al loro medico curante e oggi proprietà della collezione Merlini. Un ritorno a casa, dunque, di un’opera con un soggetto ricorrente nella produzione morandiana, ma singolare per la pittura “sporca” e molto materica dai toni cupi e scuri.
In mostra è possibile vedere anche il video della commemorazione della morte di Morandi avvenuta il 18 giugno 1964 e andata in onda su “L’Approdo” la trasmissione televisiva della Rai cui Longhi in quegli anni collaborava assiduamente. Il critico è ripreso mentre parla davanti alla porta del suo studio a Villa Il Tasso attorniato dalle piante di oleandro che ieri come adesso ne “segnano” l’ingresso. (Enrica Ravenni)