08 dicembre 2009

A Roma è completato il cantiere della Pelanda. In attesa di conoscere i contenuti di uno spazio affascinante, qualche foto in anteprima

 

di

Una delle facciate
Ampia sala vetrata
La sala delle vasche dove si bollivano i suini prima di essere spellati
Vecchie strutture del Mattatoio musealizzate
Nelle cisterne, al piano superiore, sono stati ricavati gli uffici
Il tetto della Pelanda col Monte Testaccio sullo sfondo
Per ora se ne sa poco, ma noi una sbirciatina non potevamo astenerci dal dargliela. Si tratta di un nuovo, importante spazio pubblico per l’arte e la produzione culturale contemporanea che sta per essere presentato nella Capitale e non si tratta ne del Maxxi ne del Macro. La Pelanda è frutto di un impegnativo restauro che il Comune di Roma ha portato avanti negli ultimi anni all’interno del recinto dell’ex Mattatoio di Testaccio. Per capirci subito alle spalle dei padiglioni del Macro Future e a pochi metri dalle aree dove sta per trasferirsi l’Accademia di Belle Arti. La Pelanda, dunque, potrebbe essere il tassello indispensabile per trasformare questo ex-stabilimento in una Città delle Arti.
La Pelanda non è stato (e non sarà) un impegno da poco per l’amministrazione comunale. Per capirlo occorre mettere sul piatto qualche numero e qualche confronto. Gli investimenti profusi per il restauro di questa struttura ex industriale dove si scuoiavano suini sono stati pari a 13 milioni di euro, poco meno di quanto si è speso per restaurare il Palazzo delle Esposizioni. Le superfici espositive di questo affascinante edificio ammontano a 6mila mq, per contestualizzare basterebbe dire che il Maxxi si attesta a 10mila mq, meno del doppio. Stiamo parlando dunque di un progetto “pesante”.
Un progetto, tuttavia, che a dispetto dell’eccellente restauro (le solite bizzarre richieste della Soprintendenza hanno anche qui determinato un impennata dei costi ed un allungamento dei tempi, ma questa è l’Italia), non ha chiara ancora la sua destinazione. In principio doveva essere un centro di produzioni culturali gestito da Zone Attive, azienda orientata alla creatività giovanile di proprietà del Palazzo delle Esposizioni, ora lo spazio sembra invece destinato a entrare nell’orbita del Macro. Al di là della burocrazia, la Pelanda è una struttura a tutti gli effetti unica in Italia e smaccatamente votata alla produzione più che all’esposizione (lo spazio non è affatto adatto per ospitare classiche mostre d’arte): musica, danza, teatro, arte, la Pelanda dovrebbe essere uno spazio-laboratorio sul modello del Matadero di Madrid e della 104 di Parigi. Tantopiù che le predisposizioni tecnologiche (teatri, studi di posa, sale di registrazione) sono tra le più avanzate del momento.
Nell’attesa che la politica (e i bilanci comunali) decidano le sorti di questo spazio, noi vi proponiamo qualche foto in anteprima.

[exibart]

2 Commenti

  1. Il nome, per un lombardo come me, non è il massimo, ma le immagini degli spazi restaurati sono molto belle. Vedremo cosa ce ne faranno.

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