Scompare, a 87 anni, Enrico Castellani, tra i grandi maestri dell’arte italiana contemporanea e figura di spicco nel panorama internazionale. Tra i primi a dare il triste annuncio, Pierpaolo Calzolari, affidando un messaggio alla bacheca di Facebook: «è morto Enrico Castellani. Un saluto devoto all’artista e all’uomo discreto. Ne sentiamo ora di già il vuoto».
Castellani nacque nel 1930, a Castelmassa, in provincia di Rovigo. Studiò scultura e architettura in Belgio e tornò in Italia a fine anni ’50, quando si stabilì a Milano, dove entrò in contatto con l’ambiente artistico e intellettuale. La svolta nel 1959, con la pubblicazione del primo numero di Azimuth e l’apertura dell’omonima galleria, insieme all’amico Piero Manzoni. La sua attività esprimeva la necessità di trovare percorsi alternativi alla pittura, al quadro e al mercato, e la rivista, pur nella sua brevissima durata – sarebbe uscito solo un secondo numero, nel gennaio del 1960 – doveva diventare portavoce delle inquietudini di quel tempo, anche oltre i confini nazionali. Un tramite per presentare le ricerche di Lucio Fontana, Heinz Mack e di altri artisti afferenti alla Nuova Tendenza, patrocinata da Udo Kultermann e confluita, in larga parte, nell’eclettico Gruppo Zero, composto, tra gli altri, da Piero Dorazio, Arnaldo Pomodoro e Yves Klein. Celebre per le sue tele estroflesse, Castellani portò avanti sempre con fresca convinzione la sua ricerca sui temi della percettività della spazio, esponendo in musei come il Centre Pompidou di Parigi e il Guggenheim di New York, oltre che in mostre storiche, come per The Responsive Eye, al MoMA di New York, nel 1965.