A esserle fatali, le conseguenze di un arresto cardiocircolatorio, nella notte tra giovedì e venerdì. Laura Biagiotti aveva 73 anni e lascia un nome famoso in tutto il mondo, legato all’eleganza dell’alta moda e alla sensibilità dell’arte.
Studiò archeologia cristiana e scelse di seguire le orme della madre, che aveva un atelier. Nel 1972 la sua prima collezione di prêt-à-porter, una sfilata a Firenze che attirò le attenzioni dei media e mostrò subito l’idea di femminilità che avrebbe orientato la sua ricerca. Conosciuta come “Queen of cashmere”, come la definì il New York Time, venne nominata donna nel 1992. L’anno dopo, prima stilista italiana, espose le sue creazioni a Pechino e poi anche in Russia, al Cremlino. Nel 1995 l’onorificenza di Cavaliere del Lavoro dal Presidente della Repubblica Scalfaro, per l’alto contributo dato alla diffusione del prestigio del Made in Italy nel mondo.
Conquistò il mercato globale, con filiali da un capo all’altro del pianeta ma rimase una donna innamorata della sua città natale, «Roma è per me una sorta di Itaca», alla quale dedicò una linea di profumi. Per salvaguardarne la bellezza, finanziò anche due importanti restauri, alla Scala Cordonata del Campidoglio, di Michelangelo, nel 1998, e alle fontane di piazza Farnese, nel 2007. Ma il suo mecenatismo era famoso e nel 2003 donò anche un nuovo sipario al teatro La Fenice di Venezia.
Nei primi anni ’80 si interessò dei restauri del Castello di Marco Simone, a Guidonia, una costruzione risalente al X Secolo e, nel ‘500, abitazione estiva del Cardinale Federico Cesi. Monumento nazionale, diventò la sede della sua attività e della sua vita, condivisa con il marito Gianni Cigna. In questo complesso storico, è custodita la sua importantissima raccolta di opere di Giacomo Balla, circa 200 tra dipinti, bozzetti, abiti e accessori, del maestro del Futurismo, corrente artistica alla quale si ispirò anche per alcuni suoi disegni, come quelli preparati, in particolare, per i gilet di Renzo Arbore.