Era nata nel 1919, ed è stata – insieme a Marisa Merz – l’ultima incoronata con il Leone d’Oro alla Carriera all’ultima Biennale d’arte di Venezia, nel 2013. Scompare a 94 anni a Vienna Maria Lassnig, autrice e pittrice di un immenso corpus di opere intorno alla figura umana, ribattezzati da lei stessa della “consapevolezza del corpo”. In scena al PS1 fino al prossimo 25 maggio (un’occasione in più per visitare la mostra per tutti coloro che sono a Frieze in questi giorni), la Lassnig già dagli anni ’50 era stata membro del Hundsgruppe, che comprendeva anche Arnulf Rainer, Ernst Fuchs, Anton Lehmden, Arik Brauer e Wolfgang Hollegha, influenzati dall’Espressionismo Astratto.
Affascinata dalla pratica dell’autoritratto, genere sul quale lavorava già dagli anni ’40, era solita dipingere figure che mancavano di parti del corpo, usando colori innaturali, focalizzandosi sul tema umano e della sua psiche dagli anni ’60, quando abbandonò completamente l’astrazione. Dal 1968 al 1980 visse a New York, dove studiò cinema d’animazione alla School of Visual Arts, e dal 1980 fu di nuovo a Vienna come professore all’Università di Arti Applicate di Vienna, diventando la prima donna insegnante di pittura in un Paese di lingua tedesca.
Nel 1980, con Valie Export aveva rappresentato l’Austria alla Biennale e, altra nota di merito per la sua “spregiudicatezza” e il suo essere avanti con i tempi, fu la prima artista donna a vincere il Grand Austrian State Prize nel 1988, grande riconoscimento dato dal suo Paese, dove pur essendo ormai mondialmente famosa aveva scelto di restare a vivere.