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Nonostante la sua arte permettesse di “vivere la terra”, la città, e fosse composta dalla trasformazione di luce, suoni, vento e acqua, Piero Fogliati non aveva aderito all’Arte Povera. Eppure aveva iniziato la sua carriera negli stessi anni, proprio a Torino, dove era nato e vissuto. Non aveva abbracciato nemmeno l’Arte Cinetica, che imperversava a Milano negli stessi anni. Non aveva abbracciato mai nessuna corrente, Fogliati. E, forse, non era nemmeno stato controcorrente: aveva semplicemente seguito la sua strada con molto rigore e iniziando dalla scultura, passando alla luce e affrontando, come ricordano alla Galleria Gagliardi & Domke di Torino, dove potrete scoprire l’artista fino al prossimo 16 aprile, “sempre metodologie di lavoro lente e onerose”.
Era un puro Fogliati, che chiedeva allo spettatore di essere co-autore delle alchemiche creazioni da lui firmate.
La notizia della scomparsa, arrivata poco fa, è in ritardo di una settimana rispetto all’effettivo triste avvenimento: Fogliati è scomparso lo scorso 25 marzo, 86enne, in silenzio come le sue opere, e come il suo forse stravagante e intimo percorso nell’arte.