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Aveva appena compiuto 80 anni e godeva di buona salute. Scompare così, dalla sua casa milanese, il grande stilista Elio Fiorucci, vera e propria leggenda di stile, dagli anni ’60.
Attivista per i diritti degli animali, diventato vegetariano da anziano, precursore di una moda “rock” e glam, che quasi cinquant’anni fa lo portò a diventare il re dell’avanguardia di Milano, mettendo modelle vive in vetrina, e allestendo il suo store in San Babila (da tempo sostituito con brand decisamente meno d’appeal) come una sorta di set fotografico, scandalizzando borghesi e benpensanti con colori, fiori, jeans a vita alta e zampa larghissima e i celeberrimi angioletti.
Aveva iniziato a 17 anni nel negozio di pantofole di suo padre, Elio, che si autodefiniva uno di quelli che a scuola “vanno per scaldare il banco”.
Poi la svolta, nel 1970, quando grazie all’architetto Italo Lupi il marchio “Fiorucci”, che ancora oggi tutti riconosciamo, varca i confini dell’oceano e apre boutique sia a Londra che sulla 59esima strada di New York, con uno spazio disegnato da Ettore Sottsass e che Andy Warhol sceglierà per il lancio della sua Interview.
Nel 1977 sarà a sua volta lo stilista ad occuparsi del lancio dello Studio 54, altro simbolo newyorchese – patrocinato proprio da Warhol – che di certo non ha bisogno di presentazioni, così come le muse che lo stilista italiano aveva nella sua scuderia, da Bianca Jagger a Grace Jones.
Poi, dalla fine degli anni ’90, più volte lo stilista è stato celebrato con una serie di mostra, ma Fiorucci non si era mai fermato e nel 2003 aveva creato una sua nuova linea: la “Love Theraphy”. Ora, è indubbio, arriveranno altri onori, compendio a una vita vissuta in grande stile.