Aveva appena inaugurato, lo scorso 6 ottobre, in occasione della giornata del contemporaneo, la mostra “Relazioni pericolose”, alla Gnam, progetto a cui avevano collaborato anche gli studenti dell’Istituto Bragaglia di Frosinone, aiutanti nell’allestimento dell’opera Giardino all’Italiana, che originariamente era stata installata ad Amalfi, nel 1968, in occasione della mostra storica “Arte Povera Azioni Povere”. Una mostra alla cui presentazione aveva assistito lo stesso Marotta, felice, che aveva dedicato tutto alla figura della moglie. Una storia di grande sensibilità e di grande arte, che si è interrotta stanotte a Roma, dove l’artista originario di Campobasso, classe 1935, viveva e lavorava.
Del suo percorso, iniziato negli anni ’60 e divenuto internazionalmente famoso per le figure pop in metacrilato coloratissimo, avevano scritto tutti i grandi della critica italiana, da Calvesi a Dorfles, da Caramel ad Achille Bonito Oliva.
Marotta era stato, inoltre, tra gli artisti esposti nelle mostre più importanti della storia del Novecento italiano, da “Vitalità del Negativo” al Palazzo delle Esposizioni di Roma nel 1970-71, alla IX e alla X Quadriennale, sul finire degli anni ’60, quando con Ceroli, Kounellis e Pascali era stato anche protagonista de “Ceroli, Kounellis, Marotta, Pascali. 4 artistes italiens plus que nature” al Musée des Arts Décoratifs, Palais du Louvre, di Parigi. Nel 1984 aveva preso parte alla Biennale di Venezia con Le rovine dell’isola di Altilia. Inoltre, tra gli altri, anche diverse partecipazioni nel cinema: la scenografia teatrale di Nostra Signora dei Turchi, di Carmelo Bene, nel 1972 e, oltre un decennio più tardi, le scene e i costumi di Hommelette for Hamlet, sempre per Bene, che gli avevano fatto meritare, nel 1988, il premio Ubu per la migliore scenografia. Nel 2009 era stata la volta del MACRO, che l’aveva festeggiato, dopo un periodo di assenza piuttosto lungo, con la retrospettiva intitolata a suo nome. Il modo migliore ora, per ricordarlo, è forse proprio quello di presentarsi al cospetto delle sue opere, in quel giardino pop-psichedelico che fino al 13 gennaio sarà in scena alla Gnam, in dialogo con Balla, Moore e Giacometti. Nell’emozionante bellezza di una relazione pericolosa.