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Aveva 74 anni Pino Casagrande, il minuto “signore” dell’arte romana, come tanti lo ricordano nella capitale, grazie alla sua disponibilità e generosità che l’avevano fatto amare da un grande parterre di artisti, che avevano esposto nella sua galleria -dagli anni ’90- che attualmente aveva sede in piena San Lorenzo, a due passi dal Pastificio Cerere, e che albergavano anche sulle sue pareti di casa, a Villa Pepoli, dove insieme ai giovani più spesso erano mischiati grandi Maestri del secondo Novecento o dell’Arte Povera, da Kounellis a Paolini.
Nato come studio d’arte nel 1992, con uno spazio in via Principessa Clotilde, lo spazio di Pino Casagrande era stato fucina di una nuova “idea promozionale” dell’arte, con il coinvolgimento di giovani artisti delle Accademia di cultura straniere a Roma, e aveva visto le collaborazioni sia con artisti internazionali, da Roman Opalka ad Alan Charlton, e con la curatela di grandi critici come Achille Bonito Oliva, Carolyn Christov-Bakargiev e Mario Codognato, solo per fare qualche nome. Spostatosi nel 1995 in uno dei loft del Pastificio, il gallerista aveva continuato anche con un vasto numero di italiani, da Ceccobelli a Pistoletto, da Piero Mottola a Flavio Favelli, Oscar Turco e Pietro Ruffo, fino a Giulio De Mitri, la cui mostra è ancora in corso in galleria.