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Sfida la legge sul controllo e il copyright delle immagini, ma d’altronde se lo può permettere. Stiamo parlano del Metropolitan Museum of Art di New York, uno dei più meravigliosi musei mondiali, che in fatto di iniziative culturali e di promozione di sé stesso, la sa lunga. Talmente lunga che ha deciso di mettere online qualcosa come 400mila immagini di dipinti, sculture, fotografie, reperti archeologici, in alta risoluzioni e scaricabili dal sito del museo, liberamente utilizzabili per scopi divulgativi e non commerciali. Un’iniziativa che prende il nome di “Open Access for Scholarly Content” il cui acronimo “Oasc” sarà anche il marchio di riconoscimento che permetterà di distinguere le icone “pubbliche” da quelle che sono, invece, le immagini sottoposte a più rigide regole legate alla proprietà intellettuale.
Un passo lunghissimo, se si pensa che il più ampio archivio web (non di un museo) dedicato alle immagini dell’arte, Google Art Project, mette a disposizione, ad oggi, qualcosa come 57mila “figure” e che i colleghi del Getty Center di Los Angeles o dell’olandese Rijksmuseum contano rispettivamente 87mila e 125mila file. Come fare con i crediti legati alla professione del fotografo? La questione per il Met sembra finire nelle didascalie. Ed è una pacchia per chi vuole farsi un tour partendo dalla A delle sculture azteche, fino alla S di Stieglitz. Per un totale preciso di 394mila e 253 immagini. Che, senza ombra di dubbio, saranno destinate ad aumentare. E a contribuire a generare un po’ di conoscenza libera in più.