Arata Isozaki è stato insignito del Pritzker Prize, il più importante riconoscimento internazionale per l’architettura. Isozaki, nel 1931 a Oita, allievo e storico collaboratore di
Kenzo Tange, è l’ottavo architetto giapponese a ricevere l’ambitissimo premio, considerato il Nobel del settore. E in effetti la notizia non giunge inattesa, considerandone la caratura e l’esperienza, che superano «la struttura dell’architettura per sollevare domande che trascendono le ere e i confini», si legge nelle motivazioni fornite dalla giuria, composta quest’anno da Stephen Breyer, André Aranha Corrêa do Lago, Richard Rogers, Kazuyo Sejima, Benedetta Tagliabue, Ratan N. Tata, Wang Shu, Martha Thorne.
L’anno scorso il premio fu vinto da Balkrishna Doshi, primo indiano a ricevere il riconoscimento.
Attivo fin dagli anni Sessanta, pluripremiato e con oltre cento edifici realizzati, Isozaki è considerato un maestro, per il suo approccio olistico, espressione di una visione dell’architettura come sistema complesso e in continua trasformazione. In Italia, Isozaki è conosciuto per il Palasport Olimpico di Torino, realizzato per le Olimpiadi invernali del 2006, e per la Torre Isozaki nel quartiere CityLife di Milano, in collaborazione con Andrea Maffei Architects, che con i suoi 209 metri è il secondo edificio più alto d’Italia, dopo la Torre Unicredit, sempre nella città meneghina. Sempre con Maffei Architects ha anche firmato il progetto della Stazione dell’Alta Velocità di Bologna che, però, non è stato mai completato. E poi siamo ancora in attesa della realizzazione della nuova uscita degli Uffizi di Firenze, per la quale Isozaki ha vinto un concorso internazionale nel 1999.
Isozaki verrà premiato nel corso di una cerimonia ufficiale che si terrà in Francia, allo Chateau de Versailles, il maggio prossimo, accompagnata da una conferenza a Parigi. Riceverà un premio di 100mila dollari, una pergamena e una medaglia in bronzo che, dall’edizione del 1987, viene consegnata ai vincitori al posto della tradizionale scultura di Henry Moore.