Dal promontorio roccioso dell’antica città di Cosa, fondata nel 273 a.C. dagli etruschi e successivamente dedotta come colonia romana, si domina una vasta area del litorale della Toscana meridionale. Per i generali di età repubblicana, si trattava di una posizione militarmente strategica, per noi, oggi, rappresenta un belvedere mozzafiato sul golfo dell’Argentario. Possiamo chiamarli corsi e ricorsi oppure cortocircuiti della storia, che poi non è che gli antichi latini non andassero mai in vacanza.
Ed è proprio questa quarta dimensione ipertestuale, cioè di messa in relazione di spazi e tempi diversi attraverso elementi chiave in comune, a essere attraversata da Hypermaremma, progetto arrivato al secondo capitolo, organizzato da Giorgio Galotti, gallerista e ideatore del format espositivo torinese DAMA, e Carlo Pratis, fondatore della galleria Operativa di Roma. E in questo caso, Hyper è inteso anche come iperattività di una Maremma brulicante di segni, di cose da vedere e da fare, di linguaggi che emergono da una Città Sommersa, come ci suggerisce il titolo di questo secondo capitolo – il primo ad aprile, a Palazzo Collacchioni di Capalbio – diviso in due atti e dedicato all’incontro tra archeologia e contemporaneo, con un pizzico di caro, vecchio otium.
Primo atto, dal 22 giugno al 7 settembre 2019, con “La Città Sommersa”, che prenderà vita all’interno dell’eccezionale cornice del sito archeologico di Cosa, disseminando le opere di 14 giovani artisti di nazionalità e culture differenti, tra le spoglie di quelle che, un tempo, furono le antiche mura, il foro, la basilica e il capitolium. Una serie di interventi scultorei e installativi, presentati da Renata De Bonis, Michela De Mattei, Emiliano Maggi, Daniele Milvio, Rachel Monosov, Matteo Nasini, Pietro Pasolini, Alessandro Piangiamore, Benedetto Pietromarchi, Gianni Politi, Namsal Siedlecki, Piotr Skiba, Giovanni Vetere, a stretto confronto con la storia e l’ambiente, per una mappatura inedita e coinvolgente del parco archeologico. Una nuova vita, onirica e suggestiva ma anche concreta, porosa come la materia di cui sono composte le rovine storiche, all’ombra di un grande artista del passato recentissimo.
Questa edizione di Hypermaremma, infatti, è dedicata a Mauro Staccioli, nato a Volterra nel 1937 e scomparso a Milano nel 2018, la cui ricerca è sempre stata legata al territorio e alla riconfigurazione dello spazio. Per questo appuntamento, potremo vedere i suoi Prismoidi che, come scriveva lo stesso Staccioli, «appaiono come dadi lanciati sul tavolo in maniera casuale a definire una pluralità di orientamenti e di punti di vista in uno sconcertante assetto precario».
Invece, per il secondo atto, domenica, 23 giugno, CASTRO Project presenta la mostra collettiva “Voi rubate del tempo alla fretta, a noi il mare ci impone lentezza”, a cura di Enzo Di Marino e Alberta Romano negli spazi di Villa Di Lorenzo, ad Ansedonia, con interventi di Apparatus 22, Adam Cruces, Caterina De Nicola, Débora Delmar, Gaia Di Lorenzo, Joana Escoval, Marco Giordano, Allison Grimaldi Donahue, Joshua Hopping, Dana Lok, Davide Mancini Zanchi, Ana Manso, Catherine Personage, Marco Pio Mucci, Jacopo Rinaldi, André Romao, Giulio Scalisi, Luca Staccioli, Jennifer Taylor, Hannah Tilson, Ilaria Vinci. Un summer show che suona come un invito a riscoprire le potenzialità e la bellezza di un puro ozio vacanziero.
In alto: Matteo Nasini, Cordofono a Vento. Veduta dell’installazione presso l’acropoli dell’Antica Città di Cosa. Courtesy Operativa, Roma.