Un profumo discreto ma chiaramente distinguibile accompagna lo spettatore alla Kunsthalle di Basilea, tra le sale in cui sono esposte le istallazioni realizzate da Anicka Yi con materiali organici e deperibili, tessuti cutanei sintetici, colture batteriche. Le opere combinano la loro parte biologica con strutture di protezione o di supporto altamente tecnologiche, derivate dall’ambito della ricerca scientifica, in un alternarsi di rimandi all’arte minimal, costantemente contraddetti dalla presenza di sostanze di sintesi usate in ambito medico – come il gel di contrasto verde che riempie il fondo dei parallelepipedi di plexiglas nella prima sala, e rilascia la sua enigmatica luminescenza nel buio dello spazio espositivo.
Yi è affascinata dal processi di creazione e rimozione di memoria: dal momento del suo sviluppo primordiale nell’embrione, al suo tragico dissolversi, nell’Alzheimer. Il suo interesse per la sperimentazione con materiali biologici o sintetici risiede nella sua ricerca di una visualizzazione formale di questo processo, e non è mai didascalica, ma si nutre di sinestesie visive, sensuali e al tempo stesso disturbanti. Giocando con la sollecitazione di diversi sensi oltre alla vista: dal gusto – i fiori fritti nel tempura e ricoperti di resina, conservati in capsule di pvc costantemente aerate; al tatto – la pelle sintetica sviluppata dalla fermentazione di Kombucha, lieviti e batteri; all’olfatto. In un piccolo vano nel muro di una sala un libro realizzato da Yi in carta di incenso gira lentamente sopra una fiamma, sprigionando il profumo che l’artista ha creato con un naso francese, l’essenza of forgetting, che si insinua tra i ricordi dei visitatori come un monito misterioso. (Silvia Simoncelli)