23 novembre 2006

Artissima decapitata. Dimissioni di Roberto Casiraghi dopo giorni di polemiche

 

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La fobia da ‘scippo’ ha colpito una volta ancora Torino. La Sip, la Fiat, l’Olivetti, la Rai, il cinema. Tutto è nato a Torino e tutto, in un modo o nell’altro, è stato portato via. Ma a quanto pare farsi scippare anche la fiera d’arte contemporanea ai torinesi non andava proprio giù. E proprio come uno scippo – benché scippo non sia – hanno vissuto l’organizzazione a Roma di una nuova grande fiera da parte della stessa società che realizza Artissima (la Revolution di Roberto Casiraghi).
Il fuoco incrociato della stampa locale ha iniziato a bersagliare Casiraghi, direttore di Artissima, fin dal giorno di inaugurazione dell’ultima edizione ad inizio novembre. Le istituzioni pubbliche – che della fiera sono proprietarie e promotrici attraverso la Fondazione Torino Musei e l’Associazione Artissima – hanno messo il carico da undici sfiduciando di fatto l’attuale direzione e infine la presidente dell’Associazione Artissima, Paola Rampini, si è trovata nelle condizioni di dover richiedere via missiva a Roberto Casiraghi una “serena decisione per il futuro, non soltanto tuo ma soprattutto di Artissima” dopo essersi domandata “quale credibilità avrebbe un Direttore sfiduciato a mezzo stampa da importanti rappresentanti degli enti locali” e vittima del “silenzio di amici, galleristi…”.
L’epilogo? Nell’ultima riunione del consiglio di amministrazione la Fondazione Torino Musei ha preso atto delle dimissioni di Roberto Casiraghi (“La tempesta mediatica e la berlina pubblica di questi giorni mi impedirebbe di lavorare serenamente”) datate 20 novembre.
Ad oggi è impossibile proporre valutazioni sui reali intendimenti del Comune di Torino e di tutti i suoi tentacoli (Assessorato alla Cultura, Fondazione Torino Musei, Associazione Artissima) nei confronti della Fiera. Le istituzioni, come si vocifera da più parti, voglio ridimensionare il loro impegno soprattutto finanziario in Artissima? Torino ha deciso di non potersi permettere una manifestazione di livello internazionale seppur nella piccola nicchia delle gallerie giovani e di tendenza? Oppure alcuni banali appetiti politici suggerivano ad amministratori e potentati locali di mettere le mani su un’organizzazione che comunque sposta denari in quantità considerevole?
Qualsiasi spiegazione deve essere poi incrociata con la realtà dei fatti. E la realtà dei fatti è che la fiera che Casiraghi sta preparando a Roma è realmente lungi dall’essere in concorrenza con l’ormai istituzionalizzata kermesse torinese. Se Torino è riuscita, in tredici anni, ad affermarsi come palcoscenico privilegiato per le gallerie giovani, aperte da poco, di ricerca, Roma sarà con ogni probabilità una fiera aperta ai grandi mercanti d’arte contemporanea internazionali di New York o di Londra. Due manifestazioni diverse e distinte dunque, magari addirittura complementari.
Peraltro Casiraghi ha appena promosso e organizzato a Milano la nuova fiera Mint (22-26 novembre), orientata specificatamente verso l’arte antica. Anche questo poteva essere un pretesto per attaccarlo, si poteva dire che con il prestigio accumulato a Torino si realizzavano eventi nuovi a Milano. E invece questo particolare è stato trascurato in toto dalla polemica torinese.
In definitiva, le motivazioni per un attacco studiato in questi termini non c’erano (e lo afferma una testata che ha avuto amplissimi motivi di conflitto con Casiraghi in passato). Se la perentorietà delle istituzioni torinesi sia buona o cattiva fede lo intravederemo presto. In attesa di scoprire – il 16 novembre 2007 – come sarà la nuova Artissima. (m. t.)

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Il resoconto di Artissima 13

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3 Commenti

  1. quando uno fa un buon lavoro… ecco il risultato!! Roberto sono con te!
    ti auguro il meglio!
    …magari fuori dal bel paese che sa solo uccidere ciò che vale!

  2. Casiraghi, uomo assolutamente arrogante e sprezzante nei confronti dei molti che lo aiutarono agli esordi della Fiera doveva in realtà essere silurato anni fa, quando la sua organizzazione, Rebus, andò in fallimento.
    Bisogna sempre ricordarsi come Artissima sia stata salvata dagli enti pubblici ed attualmente goda di un miliardo di vecchie lire di contributi tra Regione, Comune e Provincia, e di altro mezzo miliardo ottenuto tramite fondazioni bancarie che, si sa, quando si tratta di arte contemporanea vanno a traino delle decisioni pubbliche. Diventa agevole invitare collezionisti e quant’altro con una copertura di questo genere e poi pensare anche di creare un bis a Roma. Mi domando dove sta il rischio di impresa….

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