Arte sugli sci, come da due anni Angelo Bellobono -artista e allenatore federale dello sport sulla neve- promuove nelle montagne dell’Atlas marocchino, con la curatela di Alessandro Facente, in questa edizione affiancato dalla studentessa dell’ESAV (Ecole supérieure des arts visuels de Marrakech) Ibtissam Almabchour.
Un programma di cooperazione con la popolazione locale, anche, che quest’anno si aprirà con la conclusione dell’esperienza in Marocco Andrea Nacciarriti, che verrà “sostituito” dall’artista ceco Adam Vackar, terzo in residenza ad Imlil, a sua volta sull’Atlas per lavorare alla produzione di nuove opere e workshops per il primo Museo Diffuso dell’Atlante Marocchino.
L’artista di Praga è stato scelto per “la sua capacità di purificare gli elementi prodotti dalla contemporaneità, riproponendoli scarni, senza sovrascritture. Partendo quindi da un’analisi, già avviata dagli artisti che lo hanno preceduto, sulla civiltà Berbera e la sua conservazione, sarà interessante vedere come questo suo approccio riuscirà a spogliare e dissotterrare dal loro contesto prettamente culturale, sia i simboli e gli oggetti che caratterizzano tale comunità”. E con la comunità locale, come accennavamo, lo scambio quest’anno è ancora più forte.
Il maestro di sci marocchino Id Ali Brahim è stato infatti selezionato per una “residenza” all’impianto di Ovindoli e Campo Felice, per un periodo di 12 giorni in cui potrà aggiornare le sue competenze e confrontarsi con i colleghi. Una vera e propria azione che dà anche l’idea di quanto il progetto di Bellobono sia ormai consolidato nel nord Africa, con il professionista che grazie a questo invito ha ricevuto un Visto per l’Italia.
Un’esperienza, quella di Id Ali Brahim che sarà anche documentata attraverso un video, “cerniera” tra i monti dei due continenti, per mettere a fuoco l’unione di due identità distinte che troveranno forma anche nella partnership con la prossima quinta Marrakech biennale, negli spazi della Fondazione Dar Bellarj di Marrakech, che ospiteranno workshops con i bambini e le famiglie della Medina e un wall tridimensionale, dove verranno periodicamente installati, partendo dalla genesi del progetto, tutte le tracce documentative che si susseguiranno fino al termine della Biennale stessa, in un progetto di nuovo itinerante, dove i confini, antropologici, culturali e anche geografici, sembrano soltanto vecchia cartografia.