Parlare di Banksy fa sempre clamore, soprattutto quando è un suo lavoro ad animare l’infinito dibattito sul rapporto tra arte e legalità, che nella street art trova la sua massima estensione. Un’opera pubblica eseguita senza le dovute autorizzazioni può essere considerata un bene da tutelare? Se si parla del più famoso e chiacchierato writer inglese, quello che continua a registrare record, forse il discorso è meno dibattuto.
Oggetto della discussione in questo caso è invece l’unica opera di Banksy in Italia, situata a Napoli, precisamente a piazza dei Gerolomini.
È di pochi giorni fa la notizia del deturpamento di uno stencil del 2007 che il famoso street artist aveva realizzato in un quartiere della zona ovest di Londra. L’opera ritraeva, purtroppo è il caso di usare il passato, una bambina mentre fa una linguaccia vicino alla parola “smile”. Qualcuno ha pensato di applicare su quell’immagine un burqa che lascia trapelare solo gli occhi della giovane ragazza, a cui era stato recentemente attribuito un valore di 140mila euro.
Nel 2010 una sorte simile toccò all’altra opera di Banksy presente a Napoli, la riproduzione dell’Estasi di Santa Teresa, che venne vandalizzata perdendo per sempre la possibilità di tutelarla. Ora, a seguito di questi episodi, INWARD Osservatorio sulla Creatività Urbana e il Comune di Napoli hanno pensato bene di preservare l’ultima testimonianza dell’artista inglese in
terra italiana, meta di itinerari turistici proprio per la sua unicità. L’intervento di tutela attribuisce dunque ufficialmente all’opera il valore di bene artistico da conservare, attraverso pratiche che lo proteggano dal vandalismo come anche dal deterioramento dovuto alle condizioni atmosferiche. (Giulia Testa)