Con il parere positivo della commissione Cultura del Senato, ormai è al punto di arrivo la conversione in legge del decreto per il trasferimento delle competenze in materia di turismo, dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali a quello delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali. Voto favorevole del Movimento 5 Stelle e della Lega Nord, contrari il Partito Democratico e Forza Italia. «Una scelta che il Governo ha compiuto, assumendosene la piena responsabilità, ritenendo che si possano portare avanti politiche anche di marketing connesse al settore agroalimentare, che promuovano l’Italia all’estero e il turismo nel Paese, sottraendo i beni culturali da politiche speculative che ne potrebbero pregiudicare la tutela. Una scelta che dà priorità alla tutela del patrimonio culturale, archeologico, architettonico del Paese e caratterizza anche la valorizzazione come strettamente connessa alla tutela piuttosto che al fattore economico», ha spiegato la relatrice del provvedimento, Bianca Laura Granato, del Movimento 5 Stelle. Frecciatina all’operato del precedente ministero a guida Dario Franceschini? E nemmeno tanto lieve, si potrebbe dire.
Insomma, da adesso avremo un MIBAC e un MIPAAFT che, con la consueta abilità linguistica del governo terzista, è stato già affettuosamente nominato “Ministero del Made in Italy”. Una scelta che ha visto concorde anche l’attuale ministro dei Beni Culturali, Alberto Bonisoli, che ha spiegato come il provvedimento operi «Al fine di promuovere e valorizzare il turismo italiano anche attraverso i prodotti agroalimentari e il loro legame col territorio. Il Made in Italy costituisce infatti un patrimonio unico e rappresenta un eccezionale volano di sviluppo». Nel corso della seduta, Roberto Rampi, senatore PD, ha rilevato l’esistenza di una «Profonda contraddizione tra il contratto di governo, le dichiarazioni del ministro dei beni e delle attività culturali nel corso dell’audizione sulle linee programmatiche del suo Dicastero e quanto affermato dalla relatrice. Infatti, mentre sarebbe stato comprensibile, anche se non condivisibile, il trasferimento delle funzioni in materia di turismo al ministero dello Sviluppo economico, resta senza valide ragioni la loro attribuzione al Ministero dell’agricoltura. Il vero motivo di tale assetto risiede infatti nella volontà di conferire un determinato complesso di competenze a un esponente politico».
Sarà contento Gian Marco Centinaio, Ministro delle Politiche Agricole, pretoriano della Lega Nord e uomo fidato di Matteo Salvini, con il quale condivide le “illuministiche” idee sulla castrazione chimica e sulla legittima difesa, oltre che su questioni geopolitiche, come quando, in aula, chiamò a gran voce il presidente del Senato, Piero Grasso, apostrofandolo così: «terrone di…». E lasciamo all’immaginazione il resto.
Centinaio ha sempre detto di voler fortemente il settore turismo per il suo dicastero ma al momento è impegnato in Puglia, in visita a Cannole e Presicce, per tenere sotto controllo il problema della xylella, il batterio che sta decimando gli ulivi e che sta diventano un problema nazionale, «non più solo un problema di un paesello del Salento».
Tornando al Turismo conteso, dal primo gennaio 2019, al Mipaaft, secondo il testo del ddl, saranno trasferite le risorse umane, strumentali e finanziarie, compresa la gestione dei residui, della Direzione generale turismo del Mibact nonché quelle comunque destinate all’esercizio delle funzioni oggetto del trasferimento. Il comma 2 sopprime la Direzione generale turismo del Mibact e contestualmente istituisce, presso il Mipaaft, il Dipartimento del turismo, al quale sono trasferiti i relativi posti funzione di un dirigente di livello generale e di due dirigenti di livello non generale. Il comma 7 demanda a un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri l’individuazione delle risorse umane, strumentali e finanziarie da trasferire al Mipaaft e la definizione delle modalità di trasferimento. Dalla data di entrata in vigore di tale decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, cessano gli effetti dei progetti in corso e delle convenzioni stipulate o rinnovate dalla Direzione generale Turismo del Mibac con la società in house Ales.
Da questo passaggio, il Mibac ottiene un posto di funzione dirigenziale di livello generale, per mantenere inalterato il numero massimo di venticinque uffici dirigenziali di livello generale, previsto dal dlgs n. 300 del 1999. Ovvero, la posizione di Direttore Generale del Turismo, ricoperta finora da Francesco Palumbo, dovrà essere riassegnata. Ma non sarà un’operazione indolore: i maggiori oneri derivanti da questa previsione saranno compensati dalla soppressione di un numero di posti di funzione dirigenziale di livello non generale equivalenti sul piano finanziario.