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Bologna Art Week/2. Un raid al Motel, per il progetto di Fatstudio. Ecco cosa ci raccontano gli ideatori

di - 31 Gennaio 2018
È alle porte l’art-week bolognese. Fervono i preparativi su più fronti. La sensazione è quella dell’arrivo del circo: l’attendaggio, l’installazione dello chapiteau. Sono a Bologna per visitare in anteprima il Motel di San Lazzaro Caselle, luogo che ospiterà il prossimo RAID; il quarto in poco più di un anno. Incontro il proprietario, l’addetta alle pulizie delle camere e gli artisti: Alessandro Brighetti e Giulio Cassanelli. Questa volta gioco in casa: sono parte attiva del progetto. Leggo dalle prime due righe del comunicato stampa, il quale ha l’impronta di un manifesto: «RAID è un gesto libero – RAID è aggregazione di artisti che condividono gli stessi intenti, liberi da impalcature di mercato…».
Quanto è importante che gli artisti si confrontino, condividano un percorso intellettuale e progettuale?
«Quando leggi l’epoca contemporanea leggi una tessitura di relazioni attraverso un sistema binario: scambio di dettagli personali, se non intimi, condivisione di parole, troppe, concetti, spesso fievoli, immagini, uno tsunami, così come tanto materiale superfluo. Trama e ordito si infittiscono cifrati dal filtro dello schermo. 140 battute sono un limite sovraimposto, una velocità che non ha nulla della potenza della sintesi. R A I D pretende di far aderire la rete interpersonale al reale, al tangibile, all’abbraccio fisico e carnale, alla necessità dell’errore. Offre la possibilità dello scambio e dell’arricchimento vis-a-vis, del confronto della pratica artistica libera. Può sembrare un approccio anacronistico, ma è il ritorno al futuro».

Lo scenario di questa settimana bolognese è decisamente colorato. Arte Fiera, imponente, con molte gallerie giovani. SetUp cambia sede dall’alternativa autostazione ad un centrale palazzo storico. Sbarca Paratissima, una miriade di eventi in città e RAID con 44 artisti. Non una mostra, ma un gesto, una grande azione condivisa. Un gesto politico? C’è un filo conduttore che lega tutti gli interventi?
«Un gesto apolitico, senza dubbio. Non anarchico, sia ben chiaro. La libertà non ha ideologie o schieramenti politici. Un gesto umano e consapevole, un guscio di noce che galleggia inaffondabile sulle acque più o meno agitate del sistema cui fa riferimento. Un’azione corale e compartecipata basata sulla condivisione di valori ed intenti: ci si stanca di tutto tranne che di dormire e di fantasticare, possibilmente insieme. Due temi, peraltro, che diverranno realtà dalla notte dell’1 febbraio, all’interno della Hotel. Aggregazione e partecipazione senza limiti espressivi sono i topoi del format. FatStudio si dichiara indefessamente come canale, non come curatore dell’evento: non sappiamo pressoché nulla di ciò che gli Autori realizzeranno, se non ciò che non possono fare. Diciamo che non avremmo potuto invitare Gordon Matta-Clark, pace all’immensa anima sua».
Rivelateci gli spoiler più succulenti…
«La Lite Orchestra, estensione sul pentagramma di FatStudio, campionerà suoni e rumori prodotti dagli Autori per comporre la melodia della segreteria telefonica del Manumission Motel. Una critica e curatrice vestirà i panni a lei inconsueti dell’artista. FatStudio proporrà all’interno del distributore di merendine un multiplo d’artista. Diversi cantanti interpreteranno l’operazione di un Autore. Il proprietario dell’Hotel, Angelo, diventerà parte integrante di una incursione. Di più non sappiamo. Buona visione». (Jack Fisher)

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